Oltrefersina, via al progetto di controllo del vicinato 

La presidente della circoscrizione Dellantonio: «Avvierò l’esperienza con quei  residenti sensibili alla cura del territorio e che hanno dato la disponibilità»


di Alice Sommavilla


TRENTO. Il quartiere Bolghera non è immune dall'ondata di furti che da tempo ha colpito la città e i suoi sobborghi. Per questo è venuta dai residenti la richiesta di incontrare le forze dell’ordine per chiedere consigli e informazioni. Ed all'assemblea pubblica dell’altro ieri l'oratorio di Sant'Antonio, la presidente della circoscrizione, Simonetta Dellantonio ha annunciato che avvierà un percorso di “controllo di vicinato”, in base alla disponibilità già dimostrata da alcuni cittadini. «Esperienze analoghe - spiega Dellantonio - sono già nate in varie città e consistono in un gruppo di volontari che condivide informazioni su presenze sospette e vigila sulla sicurezza del quartiere».

All’incontro c’erano il comandante della polizia locale Lino Giacomoni, Salvatore Ascione, capo della squadra mobile, e il comandante della compagnia carabinieri di Trento, Piergiorgio Rosa. Ed è proprio il comandante Rosa a fare la più doverosa delle premesse: «Esistono regioni d'Italia che, rispetto al Trentino, registrano un numero di illeciti e reati predatòri nettamente superiore, ma sappiamo bene quanto fare dei confronti risulti inutile, specialmente quando si parla di questioni che toccano da vicino, come la violazione dei propri beni. Allo stesso modo però, è necessario rendersi conto che non possono essere fatti nemmeno paragoni con gli anni passati, perché i tempi sono cambiati, è aumentata la popolazione, le vie di comunicazione sono più rapide, i fattori di rischio sono cresciuti». Sottolineata più volte l'importanza della prevenzione, dall'istallazione di dispositivi di sicurezza come allarmi e telecamere, ad accorgimenti più “semplici” ma ugualmente utili, come lasciare le luci accese quando si esce, evitare di aggiornare compulsivamente i propri profili social, indicando che ci si trova lontani dall'abitazione. «In generale- spiega Rosa- meno informazioni si diffondono, meglio è. Molti malviventi effettuano una sorta di studio preventivo sulle abitudini dei soggetti che intendono derubare, per andare a colpo sicuro, quindi limitare le indicazioni sui propri spostamenti è sempre una precauzione valida». Argomento sollevato da diversi cittadini, quello della tanto dibattuta legittima difesa, concetto che è stato esaurientemente spiegato dal dottor Ascione: «La legge non condanna in maniera totale la legittima difesa, ma devono esserci delle condizioni imprescindibili, come l'utilizzo di un'arma legalmente registrata, e, cosa ancora più importante, una proporzione tra il rischio subìto e il gesto di difesa. Sparare ad un ladro che ci ha spaventati ma non ci ha seriamente minacciati, o che sta fuggendo, non rappresenta una motivazione sufficiente a reggere la tesi della legittima difesa. Anziché agire d'impulso è preferibile concentrarsi su quanti più particolari possibile, che una volta riferiti alle forze dell'ordine diventeranno informazioni importanti per rintracciare sia il colpevole, che l'eventuale refurtiva».













Scuola & Ricerca

In primo piano