Olio nel fosso, 30mila euro di bonifica

Lavis, per il danno ambientale di ignoti un intervento durato quattro anni per prosciugare il canale e rimuovere il terreno


di Daniele Erler


LAVIS. Il conto finale raggiunge quasi i 30.000 euro. Tanto è costato alla collettività l'infelice scelta di un ignoto, che ha sversato dell'olio esausto direttamente in un fosso naturale, un piccolo canale di scolo delle acque, di proprietà della provincia, che scorre in località Zarga a Lavis, e si getta poi nell'Adige. Un danno ambientale di non poco conto, una chiazza nera che si prolungava per più di 50 metri, e che ha inquinato anche i terreni vicini. L'episodio risale all'aprile del 2009; ma ci sono voluti diversi anni perché il danno ambientale potesse ritenersi del tutto risolto, con gli ultimi lavori che si sono conclusi solo nel 2013.

Con l'inizio del nuovo anno, la prima delibera della giunta lavisana fornisce quindi un prospetto delle spese sostenute per il caso. Si scopre così che, fra i primi interventi di emergenza, i lavori di bonifica e messa in sicurezza della zona, le analisi di laboratorio, le occupazioni temporanee dei fondi e le spese tecniche, alla fine l'intervento, sviluppatosi in più fasi, è costato 28.903 euro. In altre parole, se l'ignoto (e quindi impunito), invece che sversare l'olio direttamente nel fosso, lo avesse abbandonato in delle taniche a bordo strada, il danno per la collettività sarebbe stato quanto meno minore. Sia dal punto di vista ambientale, sia da quello poi dei costi. Una volta scoperto l'inquinamento, i primi ad intervenire, quel giorno, sono i vigili del fuoco volontari di Lavis. L'olio galleggia nell'acqua, formando una patina di qualche centimetro, che si spande per più di 50 metri. Per fermarne la discesa, ed evitare danni peggiori, i vigili del fuoco mettono nel canale dei salsicciotti assorbenti, che permettono di circoscrivere l'area inquinata, in parte depurata da subito grazie a delle specifiche sostanze versate nel canale. Un primo intervento di emergenza, predisposto dai tecnici del municipio, prevede poi il prosciugamento del canale, con la rimozione della parte oleosa rimasta sul fondo. Risolta l'emergenza, le analisi rivelano però la presenza d'inquinanti nel terreno. Viene così predisposto il progetto di bonifica, con la rimozione del terreno contaminato, e la sua sostituzione con terra vergine.

Sono però interventi che si protraggono nel tempo, perché nei momenti in cui l'Adige è in piena, nel canale l'acqua scaturisce dal fondo, rendendo più difficili i lavori. Alla fine, solo nel febbraio 2013 l'operazione può dirsi conclusa, e nei mesi successivi le analisi confermano l'avvenuta bonifica, così come sancito anche da un apposito certificato emesso dalla provincia. Ma i costi, nel frattempo, sono lievitati.













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