Olga, il gran dolore degli amici alpinisti

La salma dovrebbe arrivare oggi o domani da Innsbruck dove ieri è stata eseguita l’autopsia. Forse giovedì i funerali


di Roberto Gerola


TRENTO. Lutto e attesa a casa di Olga Massenzi, ma anche nell’ambiente satino perginese. Il rimpatrio della donna precipitata e morta mentre con la comitiva saliva verso la vetta del Pan di Zucchero, dovrebbe avvenire oggi o al massimo domani. Sempre che le procedure burocratiche vengano concluse. Anche il presidente della Sat Pergine, Cesare Pirotta, si è fatto carico di assistere la famiglia e il marito Vittorio Zanon con le figlie Monica e Alessia in particolare. L’autopsia è stata effettuata ieri all’Istituto di medicina legale di Innsbruck. Una prassi per accertare le cause della morte, sulle quali per altro non c’erano dubbi. La donna era precipitata mentre, insieme ad altri 15 compagni di salita tra cui quattro istruttori e lo stesso presidente Pirotta, percorre la cresta che l’avrebbe poi portata alla Cima del prete prima e al Pan di Zucchero poi , lungo il confine tra Italia e Austria.

Pirotta è tornato a raccontarci quei tragici momenti, le successive ore di incredulità, il ritorno al rifugio Cina Libera (a quota 3145) da dove il gruppo era partito con tanto entusiasmo e da dove, soprattutto Olga Massenzi era partita con la consueta allegria, serenità, e soprattutto convinta che sarebbe stata una delle tante bellissime escursioni che tanto le piacevano. I possibili timori erano stati fugati da un sopralluogo. «Non si parte più alla garibaldina come un tempo - ci ha detto ieri Pirotta - adesso si pianifica tutto, si studia il percorso, si valutano le difficoltà, le asperità; si valutano anche le proprie capacità. Insomma, non si va tanto per andare. La prudenza è di casa. Basti pensare che eravamo in sedici e che con noi c’erano quattro istruttori, un allievo istruttore e anch’io sono abilitato. Praticamente un istruttore ogni due escursionisti».

Ieri, il presidente Pirotta ha raggiunto la sede della Sat di Trento per presentare la denuncia dell’incidente e avviare le pratiche per l’assicurazione. La Sat trentina è considerata Sezione del Cai e le carte devono essere firmate appunto dal Cai centrale.

Pirotta, ancora ieri, appariva molto provato. Fin da subito, tutta la vicenda è finita sulle sue spalle. «Siamo rientrati al rifugio - ci raccolta ancora - nel giro di un’ora. Alle 10.30, con l’elicottero è arrivato un agente della Polizia alpina di Rum, un paese vicino a Innsbruck che ha voluto sentirci tutti, uno per uno e ha voluto i nostri dati. La polizia era stata avvisata subito dell’incidente. Ricordo che stavamo cercando un cellulare che avesse campo, quando un altro escursionista (un altoatesino) che stava facendo il nostro stesso percorso insieme ad alcuni amici, ci ha avvertito di aver già chiamato i soccorsi. Nel giro di un quarto d’ora è arrivato l’elicottero che dopo qualche giro in zona (si era levata anche la nebbia) è sceso nel fondo valle calando un medico e due soccorritori. Poi, con altri viaggi, altro personale. C’è stata difficoltà nell’individuare Olga. Poi grazie allo zaino, è stata vista e recuperata».

A dimostrazione di quanto sia sentito questo lutto, sono moltissime ieri le visite e le telefonate. Olga Massenzi, di origini pinetane, era molto conosciuta per il suo lavoro di infermiera e da quando era in pensione, si era dedicata alla montagna collezionando decine e decine di escursioni. Non ne aveva mai a sufficienza. Frequentava anche l’università della Terza età e l’ambiente degli anziani, anche se non dimostrava i suoi 70 anni, per lo spirito, per la voglia di vivere, per le attività che la tenevano sempre occupata anche alla Sat. Generosa, estroversa, parlava con tutti, salutava chi incontrava in montagna scambiando anche qualche parola. Ieri, alla famiglia è stato sconsigliato di andare a Innsbruck per vedere Olga. L’aspetteranno a casa. Forse giovedì i funerali.

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