Occupazione, a rischio 350 cassintegrati

La «straordinaria» si esaurirà entro l’anno per 15 aziende, in gran parte del settore edile. Zabbeni (Fillea): «Ho paura»


di Luca Marognoli


TRENTO. Sarà un autunno caldo per i 351 lavoratori in cassa integrazione straordinaria che andranno “in scadenza” entro la fine del 2012. Per molti di loro, rimasti senza il paracadute dell’Inps, potrebbe presentarsi il baratro del licenziamento.Delle 15 aziende che hanno fatto ricorso a questo ammortizzatore sociale (è di ieri la notizia che si aggiungerà alla lista anche la Fiorito di Rovereto), ben 12 rientrano nel settore edile, quello colpito più duramente da una crisi che non accenna ad arrestarsi. E sebbene l’obiettivo dell’istituto sia di preservare il lavoro, la situazione economica del comparto è tale che lo sforzo in diversi casi è destinato a risultare vano. Molto preoccupato si definisce Maurizio Zabbeni, segretario della Fillea Cgil: «Ho paura di quello che potrà succedere da settembre in poi. Tantissime aziende stanno finendo le casse straordinarie e dovremo verificarne il portafoglio ordini e come gestire eventuali esuberi. Ce ne sono diverse altre, anche strutturate e importanti, che stanno lavorando, ma che ci hanno segnalato che in settembre-ottobre finiranno i cantieri e potrebbero essere costrette ad attivare ammortizzatori sociali».

Le alternative sul tavolo sono poche: «Solo per alcune imprese si può ricorrere alla cassa ordinaria, che presuppone la ripresa dell'attività: per quelle maggiormente in crisi si opta subito per la straordinaria, attivata nei casi di crisi aziendale (sia finanziaria che di ristrutturazione, ma quest'ultima ipotesi per la mia esperienza non riguarda il settore edile) e di procedure concorsuali. Questa permette di lasciare anche tutte le mastranze a zero ore per dodici mesi oppure di usarle quando serve a rotazione: altrimenti alla scadenza vengono licenziate».

I dati forniti dalla Cgil sono quelli ufficiali a disposizione dell’Agenzia del lavoro di Trento. A maggio su un totale di 944 mila ore di cassa integrazione autorizzate, 592 mila sono state di straordinaria contro le 351 mila di ordinaria. «Quella straordinaria è la più preoccupante - dicono al sindacato - perché viene attivata solitamente quando è finita l'ordinaria e la crisi da momentanea è diventata più strutturale, con l’azienda che dichiara degli esuberi. Dura un anno ed è rinnovabile per il secondo».

Il dato sulle ore di cassa integrazione è in linea con quello dell'anno scorso, ma secondo la Cgil «probabilmente aumenterà perché sta crescendo in questi ultimi mesi: tutto ciò è testimonianza di un rallentamento generale dell'attività economica».

Nel 2011 le ore totali sono state 2 milioni e 213 mila (di cui 1 milione e 601 mila di straordinaria), ma l’incremento più significativo era stato registrato dal 2008 al 2009, quando si era balzati da 539 mila a 3 milioni e 99 mila ore, raggiungendo i 3 milioni e 176 mila nel 2010.

Sergio Vergari, dirigente del Servizio lavoro della Provincia, invita ad usare la massima cautela nell’interpretazione dei dati (si veda articolo in basso). «La cassa straordinaria - sottolinea - non è un’anticamera del licenziamento: nasce con l’obiettivo di conservare i rapporti di lavoro in vista di una rioccupazione. Può esprimere anche la volontà di compiere un percorso di ristrutturazione aziendale e quindi di sviluppo».

Zabbeni concorda solo in parte: «In linea teorica questo è vero, ma nel settore edile io firmo 8 casse straordinarie per mancanza di lavoro e 2 per procedure concorsuali. Se si aggiudicano cantieri si evitano anche i licenziamenti, ma il settore a livello “macro” è in contrazione, non certo in rilancio. I dati della cassa edile parlano chiaro: meno 10% di ore lavorate e meno 8% di lavoratori iscritti. Nei prossimi mesi ci aspettiamo che chi ha fatto cassa abbia difficoltà a riprendere e chi non l'ha fatta vi ricorra adesso».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Finanza

Raggiri sui fondi europei, tra le vittime anche dei residenti in Trentino Alto Adige

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il meccanismo di frode era finalizzato a prospettare alle vittime la possibilità di accedere a finanziamenti erogati da organismi dell'Ue a condizioni molto vantaggiose. Ma per ottenerli era necessario pagare una somma per istruire la pratica: soldi da accreditare sui conti bancari di società aventi sede a Roma, Torino, Viareggio e Cagliari.