il caso

Nuovi posti letto per universitari: basterà il Pnrr?

Un miliardo di euro in tutta Italia per creare appartamenti. Cesana (Phosphoro): a Trento giro d’affari per 25 milioni


Andrea Tomasi


TRENTO. C’è il Pnrr per le stanze da affittare agli studenti ed è già caos. I soldi ci sono e non pochi (si parla di un miliardo di euro). La scadenza prevista per mettere a disposizione gli alloggi è settembre 2026. L’idea è di incentivare strutture pubbliche ma, in teoria, soprattutto private a mettere a disposizione nuovi posti letto a condizioni economiche accettabili. La cifra viene spalmata sulle città universitarie italiane (circa 100). Ricordate gli studenti che, a Trento, hanno messo le tende davanti al Palazzo della Provincia? Questa è la risposta del Governo in chiave Pnrr. Ma i soldi come vengono distribuiti? Come contributi ai lavori di adeguamento di strutture già esistenti o per vincolare una quota dei posti letto disponibili sul mercato delle locazioni (si parla del 20 al 30%, ma la quota è da definire) con i canoni delle residenze universitarie e con le griglie di assegnazione delle stesse (stanze per meritevoli e bisognosi). Ai privati viene chiesta una manifestazione di interesse. Poi ci sarà tempo per definire i dettagli.

Quel che è certo è che per ogni posto letto messo sul mercato, facendo delle proiezioni, si arriva ad ottenere un contributo di circa 12.500 euro (con un vincolo di destinazione pari a 12 anni). Si tratta ora di capire come risponderanno i destinatari di questo nuovo fondo europeo: amministrazioni statali, Regioni, enti locali, enti regionali per il diritto allo studio (in Trentino abbiamo l’Opera Universitaria che è ente strumentale della Provincia autonoma), istituti di alta formazione artistica, altri soggetti pubblici e privati. Il decreto ministeriale (469/2023) prevede di mettere a disposizione per partecipare almeno 20 posti letto, ma non è dato sapere se diffusi o tutti in una unità immobiliare (in questa seconda ipotesi verrebbero messi fuori gioco tanti privati cittadini e anche tante società di gestione immobiliare).

Quella che si apre adesso è la seconda fase della partita Pnrr-posti letto: la “fase uno” prevedeva 300 milioni per avere 8500 posti letto, la “numero due” prevede una torta di 660 milioni per 52500 posti. Si tratta di capire quali saranno gli sviluppi in una fase in cui gli studenti sembrano aver preso atto dell’aumento del costo della loro vita, che per lo più pesa sul bilancio dei genitori. E siccome non tutti i giovani che si impegnano per ottenere un diploma universitario possono contare su famiglie danarose che, senza difficoltà, possono acquistare uno o più appartamenti in centro storico, immaginiamo che a breve possano esserci nuove proteste.

Sullo stato di salute del sistema alloggi a Trento abbiamo sentito Simone Cesana, amministratore di Phosphoro srl, una società di gestione immobiliare che opera anche a Padova, Verona, Milano e Ferrara (con un totale di 600 posti letto). In merito all’ “occasione Pnrr” commenta così: «È un tentativo per risolvere il problema della scarsità di alloggi a prezzi accessibili. L’iter burocratico per esprimere interesse al bando è impegnativo, oneroso e molte sono le incognite. Per adesso sembra più una scommessa. Diciamo che, anche per la macchinosità a livello burocratico (Cesana mostra sul computer il sito del Ministero con i form da compilare per esprimere interesse al bando,ndr) se il bando fosse stato un po’ più calato nella realtà non sarebbe stato male».

Per quanto riguarda gli aumenti delle spese a carico degli studenti fuori sede, conferma che - a seguito del caro bollette di luce e gas (registrato soprattutto dopo il coinvolgimento dell’Italia nella guerra tra Ucraina e Russia, al fianco della prima nell’Alleanza Atlantica) - si è passati da una spesa mensile di circa 80 euro ad un'uscita di 120 euro circa. Detto questo, considerando anche il fatto che la sua società tratta soprattutto locali di alta gamma, spiega che negli ultimi tempi si è registrato, da parte delle famiglie degli utenti, il superamento della soglia psicologica dei 500 euro di canone mensile.

Ma quanto vale, sulla piazza trentina, il giro d’affari del “pianeta alloggi per studenti universitari”? In una realtà dove c’è un ateneo di medie dimensioni apprezzato a livello nazionale e dove non mancano i centri di ricerca, il pacchetto “posti letto” si aggira attorno ad un valore di circa 25 milioni di euro. Il calcolo è fatto per difetto considerando il prezzo medio, tolte le spese per le bollette e internet, di 350 euro per una camera singola e 200 euro per un posto in una camera doppia. Le stanze doppie generano una ricchezza annua (parliamo di ricchezza perché stiamo guardando il fenomeno con gli occhi di chi mette a disposizione una o più stanze di proprie abitazioni) di circa 3 milioni di euro. Se, invece, consideriamo il valore delle stanze singole l’importo annuo si aggira attorno 22 milioni di euro.

Non è un mistero che la presenza dell’Università in una realtà come quella della città capoluogo rappresenta un’occasione di guadagno per chi ha a disposizione immobili. È interessante notare che, dopo gli anni delle misure anti-Covid con le lezioni a distanza adottate come regola e quindi con un calo importante dei contratti di affitto, si è assistito ad un’impennata delle richieste di alloggio. A darne conferma è lo stesso Cesana che spiega: «Considerando che a Trento le matricole (gli iscritti al primo anno di università) sono circa 3000 all’ anno e che nel settembre 2020 le lezioni erano a distanza, nel ’21 alla ripresa delle lezioni in presenza a ricercare alloggio sono state le matricole e gli studenti del secondo anno reduci dal primo a distanza. In pratica, circa 6000 persone in un’unica ondata cosa che ha generato una forte pressione sul mercato, rendendo frenetica la ricerca di alloggi in settembre e portando ad anticiparla alla primavera».

Ovviamente non è stato possibile raddoppiare i posti letto in una realtà urbana già satura, da qui le manifestazioni studentesche. Gli iscritti all’ateneo di Trento sono circa 16.500, di questi circa il 60% fuori sede con l’esigenza, quindi, di trovare un alloggio. L’Opera Universitaria risponde con circa 1250 posti letto, il resto è lasciato al mercato delle locazioni private. E ora, al netto degli aumenti dei canoni derivanti, come detto, anche dal costo delle utenze private, si registrano prenotazioni (da dentro e da fuori provincia) già dalla scorsa primavera.













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