Nuova piscina: è tutto fermo

La banche non fanno credito, il Comune non può accollarsi i 2 milioni per il wellness, il privato non li ha



ROVERETO. La stretta creditizia e la scarsa fiducia nel futuro rischiano di lasciare i roveretani senza terme. I lavori per l’area wellness in via Udine sono fermi e ad oggi è difficile dire se ripartiranno. Come è impossibile dire con certezza se questo comporterà uno stop anche alla realizzazione della nuova piscina: in Comune sono ottimisti e convinti che sarà completata entro l’estate, ma qualche dubbio a microfoni spenti ce l’hanno anche lì.

E’ un intervento in finanza di progetto, l’uovo di Colombo degli ultimi anni per enti locali alle prese col calo dei finanziamenti. Il Comune ci mette l’impianto e l’area, che restano suoi, ma firma col gestore un contratto per 30 anni. Forte di questa garanzia, il gestore paga in proprio i lavori di realizzazione dell’area wellness e, in parte minoritaria, quelli per l’ampliamento della piscina. Ma qua cominciano i dolori.

Per realizzare le terme roveretane, il luogo dove in futuro potremo andare a sudare come facchini in pausa pranzo dopo avere preteso il condizionatore in ufficio al mattino, servono quasi 2 milioni. Che l’imprenditore ovviamente non ha: confidava di averli dalle banche. Ma le banche, un po’ per la crisi di liquidità, un po’ magari perché non sono convintissime che tra qualche anno pagheremo ancora per sudare, chiedono garanzie.

Quali? Non l’impianto, perché è del Comune. Il primo tentativo è stato quindi chiedere proprio al Comune che firmasse una fideiussione a favore dell’impresa gestrice. Cosa che a Palazzo Podestà è parsa improponibile: in caso di un eventuale fallimento dell’iniziativa, essere fideiussori significa dover pagare al posto del gestore. E a quel punto la finanza di progetto diventerebbe una follia: se va bene i soldi li fa il privato, se va male ce li rimette il Comune. Anche la Corte dei Conti potrebbe avere qualcosa da dire. Quindi no.

Adesso il tentativo in corso, pare con gli auspici dello stesso Comune, è far accettare alle banche come garanzia quel contratto trentennale di gestione. Con un salto logico notevole, perché la garanzia servirà solo nel caso in cui l’impresa del wellness si rivelasse fallimentare e quindi il gestore non in grado di risarcire il debito, ma a quel punto la gestione, data in garanzia, non varrebbe più un euro.

Messo tutto assieme, quali possano essere le vie di uscita è difficile indovinarlo. I lavori sono fermi, per quanto non si sa. Intanto quest’estate per sudare toccherà non accendere il condizionatore. (l.m.)

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