«Non si usi l’autonomia per dire no alla riforma»

Rossi a Dorigatti: «Con l’Intesa la specialità sarà più tutelata, non capisco certi allarmi». Domani a Roma vertice dei presidenti dei consigli con Bressa


di Chiara Bert


TRENTO. Si terrà domani pomeriggio a Roma il vertice tra il sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa e i presidenti dei consigli e delle giunte regionali delle autonomie speciali. Oggetto dell’incontro, chiesto d’urgenza dai presidenti delle assemblee legislative, gli effetti della riforma costituzionale sulle Regioni a statuto speciale, e in particolare il meccanismo dell’«Intesa» previsto dal disegno di legge in vista della revisione degli statuti. «Mancano garanzie», ha lanciato l’allarme nei giorni scorsi il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, «non è pensabile di andare a votare allo scoperto senza certezze su cosa significhi la procedura dell’intesa, dal governo ci aspettiamo un chiarimento prima del referendum». Sulla stessa linea il vicepresidente Walter Viola che ha avvertito: «Altro che autonomia blindata, questa è un’intesa scritta sulla carta velina. Bastano due mesi e se non si troverà un accordo sarà il parlamento a decidere a maggioranza qualificata».

Il problema nasce alla luce delle ultime bozze circolate prima che la cosiddetta «commissione Bressa», istituita proprio per definire in cosa consisterà l’«intesa» con le speciali, sospendesse i lavori fino al referendum di novembre. La prima formulazione uscita dalla Conferenza dei presidenti dei consigli delle Regioni e Province autonome, l'8 agosto 2015, prevedeva che «se la commissione paritetica (formata da 2 senatori, 2 deputati e 4 consiglieri regionali) non approva la legge di modifica dello Statuto, l'iniziativa esaurisce la propria efficacia». In sostanza per l'autonomia non cambierebbe nulla. La nuova versione, datata 26 agosto 2015, porta invece la firma dei governatori, e prevede che «se la commissione entro tre mesi non approva la revisione dello Statuto, la legge di modifica dello Statuto può essere approvata in base all'articolo 138 della Costituzione con la maggioranza qualificata (i due terzi) del parlamento». Evidentemente una versione molto meno blindata per Trento e Bolzano.

La convocazione di Bressa è arrivata per domani, ma a Roma non ci saranno il governatore trentino Ugo Rossi e neanche il presidente altoatesino Arno Kompatscher. A rappresentarli il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru. «Non andrò perché sarò in aula a presentare l’assestamento di bilancio», spiega Rossi, «ma non capisco questi allarmi per l’autonomia». «Bressa ha già detto in modo chiaro che tutte le procedure sono sospese per ovvie ragioni, fino a che non ci sarà il referendum costituzionale». Il ragionamento del governatore è il seguente: «Oggi in Costituzione l’«Intesa» non c’è, se passerà il referendum ci sarà. L’«Intesa» va incassata, quando ci sarà si discuteranno le modalità con cui applicarla. Oggi lo trovo un dibattito che ha poco senso, meglio concentrarsi sul fatto se la riforma aggiunge o toglie qualcosa alla nostra autonomia. Per me la nuova Costituzione, se vincerà il sì, la tutela di più». E a scanso di equivoci Rossi aggiunge una stilettata all’indirizzo di chi, come Dorigatti, appare più che tiepido sul sì al referendum: «Se qualcuno pensa di votare no, lo dica chiaramente. Ma non si usi l’autonomia per dire che la riforma è peggiorativa e contrastarla. È un gioco pericoloso».

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