ambiente

«Noce e Adige, fiumi con argini a rischio: va scavato il greto»

Roberto Lanza, pescatore esperto: è l’intervento migliore ma la Provincia ormai da anni non fa pulizia sui fondali


di Daniele Peretti


TRENTO. Il Trentino? La provincia italiana al primo posto per la molteplice tipologia dei fiumi, qualità dell'acqua e la possibilità di cimentarsi in quasi tutte le discipline della pesca. Ma Avisio, Noce e Adige sono a rischio. Giudizio di Roberto Lanza, pescatore esperto, titolare e produttore di articoli da pesca sin dal 1970, che analizza così lo stato dei nostri fiumi. «Proprio in questi giorni stanno alzando gli argini dell'Adige che in termini di sicurezza è un lavoro perfettamente inutile, alla pari di altri interventi simili».

Perché?

Non se ne capisce il motivo, ma la Provincia ha smesso di realizzare l'intervento più efficace e antico: scavare il greto dei fiumi. L'anno scorso ho attraversato l'Adige solo con un paio di stivaloni, all'altezza del ponte della funivia. Inconcepibile. In condizioni normali, ci dovrebbero essere almeno tre quattro metri di profondità.

Forse si è smesso di scavare perché lungo l'Adige ci sono dei biotipi?

Rispettiamoli nel limite del possibile, ma lo scavo è importante per togliere detriti e vari materiale di scarto, che con una corrente diversa possono spostarsi e creare delle dighe che impediscono il libero scorrere dell'acqua.

Questione di pulizia dunque?

Scavi e pulizia sono interventi diversi che possono essere complementari. Nell'Adige bisognerebbe scavare per dare maggiore profondità all'alveo e mantenerlo anche al di sotto del livello della città. Obiettivo che non si raggiunge solo alzando gli argini. Mentre l'Avisio andrebbe scavato e pulito. Consideri che se lo si risale nemmeno per tanti chilometri, sembra di essere in Thailandia. Ma se arriva una piena improvvisa cosa succede?

Però l'afflusso dell'acqua è controllato.

Già, una bella idea. Pensano che i problemi si risolvano togliendo l'acqua. La prima conseguenza è che il fiume, o torrente che sia, muore. Dopo viene a mancare anche la naturale pulizia e quindi il greto dovrebbe essere ancora più curato: in caso d'emergenza l'acqua deve scorrere liberamente, senza ostacoli. Il problema è che si discute troppo e si agisce poco.

Il Noce?

Dopo la devastazione dell'inquinamento sta rinascendo pian piano, ma l'ha visto al ponte tra Mezzolombardo e Mezzocorona? E' a livello del terreno. L'uscita dagli argini è un rischio concreto, in condizioni atmosferiche impreviste.

Lo scavo serve anche per ridisegnare il greto e favorire la riproduzione dei pesci ?

La trota per depositare le uova ha bisogno del ghiaino che sposta facilmente, ma in Adige la ghiaia dov'è? Solo sassi grandi e così le zone di riproduzione si restringono e finiscono per essere anche sovraffollate.

Un giudizio, invece, sullo stato dell'acqua dell'Adige?

Siamo ai livelli migliori degli ultimi anni, grazie anche ai depuratori di Merano e Bolzano che hanno cambiato lo stato delle cose. Sono ritornate specie estinte come gli scazzoni ed i gamberi d'acqua dolce.

Il pesce siluro si è riprodotto anche da noi?

Il mese scorso ne hanno pescato uno nel Lago di Levico, ma non è segnalato. Le acque sono troppo fredde. Certo che il rischio lo abbiamo corso qualche anno fa.

Racconti.

Ci fu una tracimazione a Chiusa che coinvolse anche un laghetto di pesca sportiva dove ce ne erano otto.

E del progetto “Marmorata” cosa ne pensa?

Ottima teoria, ma senza campo. Si torna al discorso iniziale: non serve a nulla se poi non si lavora sul greto dei fiumi.

In conclusione?

Non è da oggi che chi ha esperienza sul campo, dice queste cose. Purtroppo in Provincia non ci ascoltano e continuano sulla loro strada. Fino a quando non succederà un fatto grave che darà un'altra chiave di lettura. Di certo il rischio c'è e non è lontano dai centri abitati.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano