il fenomeno

Niente soldi ai figli, aumentano i processi ai padri

Sempre più uomini non versano il mantenimento previsto in caso di divorzio: centinaia di casi in tribunale. L'assegno medio? 360 euro


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. In Tribunale lo chiamano il figlio della crisi. E’ il reato che viene commesso dai genitori, in genere padri, che non pagano l’assegno di mantenimento dei figli alla madre alla quale sono affidati. L’articolo 570 del codice penale prevede che chiunque fa mancare i mezzi di sussistenza ai figli viene punito con una pena fino a un anno di reclusione.

Fino a qualche anno fa, in Trentino i casi del genere erano sporadici. Adesso, invece, sono centinaia e sono in aumento. Solo nel Tribunale di Trento sono arrivati più di 300 casi da gennaio a ottobre. A Rovereto, in proporzione, la situazione è la stessa. Un vero e proprio boom che fotografa una realtà gravissima. Alle decine di casi fisiologici, si sono aggiunti centinaia di nuovi fascicoli ogni anno a causa della crisi.

Ormai la fine del matrimonio e la separazione sono diventati una delle principali cause di impoverimento anche in Trentino. Se prima un lavoratore dipendente doveva faticare parecchio a mantenere un nucleo familiare, dopo la separazione non ce la fa più a pagare l’affitto del nuovo appartamento, il mutuo, o parte di esso, di quello preso insieme alla moglie e il mantenimento dei figli.

In media l’assegno riconosciuto dai tribunali in Trentino parte dai 200 euro al mese a figlio, ma si arriva anche a cifre molto superiori per chi ha redditi elevati. L’assegno medio ritenuto dignitoso dai giudici è di 360 euro al mese.

C’è sempre una quota fisiologica composta da persone che smettono di versare l’assegno di mantenimento in parte per vendetta nei confronti dell’ex moglie e in parte per improvvise difficoltà economiche. Ma da qualche anno a questa parte il numero di chi non paga è quasi triplicato.

In molti casi, il padre smette di pagare o perché ha perso il lavoro o perché è finito in cassa integrazione o in mobilità. Il peggioramento delle condizioni economiche si trasferisce immediatamente sui figli che vengono a perdere una importante fonte di sostentamento.

In Provincia di Trento, però, c’è un aiuto concreto che viene fornito dalla Provincia tramite le Comunità di valle o i servizi sociali dei comuni di Trento e Rovereto. Si tratta dell’anticipo dell’assegno delle somme destinate al mantenimento dei figli minori, non pagate dal genitore obbligato.

Dopo l’erogazione, la Provincia Autonoma di Trento riscuote dal genitore obbligato al mantenimento le somme concesse in via anticipata e gli interessi legali maturati. Il servizio ha la durata di un anno rinnovabile. La Provincia, inoltre, segnala alla Procura chi non paga. Così parte il procedimento penale.

Da questa accusa è molto difficile uscire con un’assoluzione. In primo luogo, l’assegno di mantenimento non può essere autoridotto dal genitore che è obbligato. Ma si deve chiedere al giudice un provvedimento con il quale si stabilisce il nuovo ammontare dell’assegno. Anche la prova a difesa è molto difficile. Infatti, si deve dimostrare l’assoluta impossibilità a pagare l’assegno.

Non è sufficiente, secondo la giurisprudenza, un improvviso peggioramento delle condizioni economiche, ma è necessario di non avere proprio alcuna risorsa economica. Una prova che spesso i genitori non sono in grado di fornire. Non basta, per essere assolti, dimostrare di avere un’altra famiglia e altri figli da mantenere. E spesso, nei mesi scorsi, chi è stato condannato è finito anche in carcere.













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