la scelta

Nicola Canestrini in Ucraina a difendere gli obiettori-pacifisti

L'avvocato roveretano, esperto in diritto internazionale dei conflitti armati, in partenza per partecipare al processo a un disertore in veste di osservatore: "Il codice militare abolisce l'obiezione di coscienza. E' importante tenere alta l'attenzione sui diritti"


Ilaria Puccini


ROVERETO. Assicurare il rispetto della legge anche nelle situazioni di guerra, e far sì che anche i diritti di chi la pensa diversamente siano garantiti alla luce della democrazia e di processi trasparenti. È questa la motivazione che ha spinto l'avvocato Nicola Canestrini, esperto in diritto internazionale dei conflitti armati, a preparare un viaggio in Ucraina per assistere al processo di un disertore, Vitaliy Alekseienko, che si è rifiutato di imbracciare le armi nella guerra contro la Russia.

La vicenda risale all'inizio di giugno. In seguito all'invasione russa, Alekseienko, cittadino ucraino sfollato nella città di Ivano-Frankivsk, capoluogo dell' omonima regione occidentale al confine con la Romania, era stato convocato per il servizio militare. Obiettore di coscienza alla guerra, aveva tentato dapprima di richiedere compiti alternativi, ma anche questa possibilità gli era stata negata. Così, in seguito al rifiuto di partecipare alla guerra come soldato, Alekseienko è stato processato e condannato a un anno di carcere. Dopo il suo ricorso in appello, l'udienza che si terrà lunedì 12 dicembre dovrà stabilire se potrà uscire di prigione in libertà vigilata o meno.

«Il codice militare in Ucraina abolisce l'obiezione di coscienza in situazioni belliche - spiega Canestrini - un diritto universale che però è riconosciuto da tutti i codici internazionali, che condannano l'uso della guerra come strumento per risolvere i problemi».

La partecipazione e l'osservazione del regolare svolgimento di un processo, detto in inglese trial monitoring, non è ancora una pratica codificata con precise protezioni legali: nata dalla stratificazione di esperienze di monitoraggio in processi contro categorie particolarmente esposte - avvocati, magistrati, giornalisti, ong - in paesi come Egitto, Turchia e Irlanda del Nord, si definisce soprattutto per i suoi obiettivi: «Far sentire la propria presenza nelle aule di tribunale, perché commettere ingiustizie al buio è più semplice - spiega Canestrini - e tenere alta la soglia d'attenzione dell'opinione pubblica».

La veste di osservatore, quindi, non è ufficiale: si partecipa all'udienza da privati cittadini, previo il consenso della persona sotto processo.

Un processo contro un cittadino obiettore nel conflitto russo-ucraino è il primo caso di trial monitoring in un paese in guerra, cosa che lo rende più a rischio di altre analoghe iniziative, spiega Canestrini. Già difensore nel processo Iuventa in corso a Trapani (che a sua volta ha attirato l’attenzione di osservatori internazionali), dalla parte dell’avvocato ci sono il Movimento Nonviolento per l'Italia, promotore di questa missione, il Movimento Pacifista Ucraino, War Resisters International e l'Ordine degli avvocati ucraino. «Anche i colleghi di Kiev sono concordi che i diritti del giusto processo vadano riconosciuti soprattutto a chi la pensa diversamente» afferma Canestrini.

La missione non sarà semplice perchè l'intero Paese è coinvolto nel conflitto, e anche a Ivano-Frankivsk ci sono state udienze rinviate per allarme bombardamenti. In uno scenario del genere, trovare colleghi di supporto nel viaggio, collaboratori locali disposti ad aiutare o interpreti non è semplice, e la missione di Canestrini è tuttora in fase organizzativa. «Spero di arrivare in Ucraina tra sabato e domenica, e di giungere a Ivano-Franzisk lunedì mattina in tempo per l'avvio dell'udienza. I piani iniziali prevedevano di raggiungere Varsavia in aereo e spostarmi in treno, ma è probabile anche che passi per Cracovia e prosegua in autobus o con un autista».

Le ragioni per intraprendere una missione così pericolosa, per l'avvocato, sono molteplici:

«Non credo si sia prestata abbastanza attenzione sulle ripercussioni della guerra sui processi democratici in Ucraina, come la giustizia - risponde Canestrini - anche in Italia, inoltre, assistiamo a una continua esaltazione del conflitto armato come se fosse l'unica strada percorribile, persino dagli schieramenti politici da cui non ce lo si aspetterebbe».

«Abbiamo inviato armi e alimentato vent'anni di conflitto in Afghanistan, per poi venire spazzati dal ritorno al vecchio - conclude Canestrini - Non è quella la strada. Io penso che sia molto più utile sostenere la società civile locale, al di là della loro fazione, nella sua dimensione più autentica e quotidiana, credo si debba partire dalle singole persone. Potrei essere scambiato con il colibrì che cerca da solo di spegnere le fiamme, eppure da qualche parte dobbiamo partire e ciascuno deve dare il proprio contributo».

 













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