Emergenza freddo

Nel nuovo dormitorio delle Bellesini anche camerieri e muratori

Tutti occupati i 24 posti aggiuntivi per richiedenti asilo. Il racconto della volontaria: “C’è chi parte la mattina presto per andare in cantiere e chi torna tardi perché ha lavorato nei locali della città”. Nel servizio di accoglienza si alternano studenti universitari, pensionati e lavoratori



TRENTO. I ventiquattro posti aggiuntivi allestiti lunedì scorso 15 gennaio nella palestra delle ex scuole Bellesini a Trento sono stati immediatamente occupati da richiedenti protezione internazionale.

A quanto riferisce Chiara Aliberti, volontaria dell'Assemblea antirazzista, che gestisce il dormitorio supplementare messo a disposizione dal Comune, gli ospiti arrivano soprattutto dal Pakistan, dal Marocco, dalla Tunisia e, in misura minore, Egitto.

Tra loro - si apprende - diversi sono lavoratori. "C'è qualcuno che arriva tardi la sera, perché fa il cameriere nei locali di Trento, altri partono presto la mattina perché fanno i muratori - spiega Chiara - Lavorare quando si dorme in strada non è solo difficile, a mio parere è una condizione in netto contrasto con la Costituzione, che ci obbliga ad assicurare dignità ai lavoratori", spiega Aliberti.

Il dormitorio è stato aperto dal Comune in via emergenziale visto l'improvviso abbassamento delle temperature. Al suo interno, si alternano volontari dell'Assemblea antirazzista, riferimento locale dell'associazione Melting pot Odv, e del Collettivo rotte balcaniche, formato soprattutto da studenti universitari.

In tutto i posti per richiedenti protezione internazionale finanziati dall'amministrazione cittadina sono 48. "Molti richiedenti protezione internazionale presenti sul territorio lavorano. Secondo la legge, è possibile farlo passati 60 giorni dalla formalizzazione della domanda di protezione internazionale. È chiaro che questo sistema è inumano perché, paradossalmente, costringe a vivere senza diritti persone che lavorano e contribuiscono al Pil provinciale. L'accoglienza trentina dovrebbe cambiare radicalmente, sia distribuendo su tutto il territorio trentino i nuovi arrivati, sia considerando i richiedenti protezione internazionale non solo come mera forza lavoro, ma come cittadini", afferma il sindaco Franco Ianeselli













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