Nei guai per i regali del suocero

La forestale trova decine di animali imbalsamati e lo denuncia



TRENTO. Finisce nei guai a causa di un regalo del suocero. È successo ad un sessantenne della val dei Mocheni che si è trovato imputato in un processo per furto aggravato (ai danni del patrimonio naturalistico dello stato) per una serie di trofei e di animali imbalsamati che sono stati trovati nella sua abitazione dalla forestale. Ma il giudice lo ha assolto.

A suo favore, le foto che sono state mostrate durante il dibattimento dalla difesa che hanno dimostrato come gli animali imbalsamati fossero di proprietà del suocero.

La vicenda inizia nel gennaio 2008 quando la polizia amministrativa fa un controllo di routine nell'abitazione dell'uomo. Con il porto d'armi e i fucili non ci sono problemi, ma gli agenti notano un numero importante di trofei e di animali imbalsamati. Soprattutto alcuni sono di esemplari che non sono cacciabili. È per questo che chiedono supporto agli agenti del corpo forestale. Durante il sopralluogo di quest'ultimi vengono catalogati una serie di animali che hanno subito un trattamento del tassidermista. In particolare vengono trovati due faine, cinque scoiattoli e due fringuelli, mentre una martora era stata impagliata. Si tratta in tutti questi casi di animali protetti e quindi non cacciabili.

Inoltre nella casa sono stati trovati anche trofei imbalsamati e parti di animali di nove camosci, 17 caprioli, un cervo e una volpe. Secondo l'accusa si tratta in tutti i casi di animali che sono stato sottratti illecitamente al patrimonio indisponibile dello stato e questo perché nessuno aveva le certificazioni necessarie. Mancavano infatti le dichiarazioni dei tassidermisti o le forature che vengono praticate, per quanto riguarda i trofei, dalle associazioni di cacciatori.  Il fascicolo finisce quindi in procura e l'uomo viene rinviato a giudizio per furto aggravato.

L'avvocato difensore, Claudio Tasin, però, è riuscito a dimostrare che il suo assistito non aveva commesso nessun illecito. Tutti gli animali, infatti, gli erano stato regalati dal suocero con il quale condivideva la passione per la caccia. E per dimostrarlo sono state portate in aula anche una serie di foto. Vere e proprie foto di famiglia dove venivano ritratti gli animali impagliati o imbalsamati assieme alla moglie dell'uomo ancora bambina. Immagini che hanno secondo il giudice hanno dimostrato che non era stato l'uomo a giudizio a cacciarla. E da qui l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Per la difesa c'è soddisfazione, ma sarebbe stata preferibile un'assoluzione perché il fatto non sussiste. Resta infatti il sospetto che a cacciare le specie protette potessero esser stato il suocero, cosa che in ogni caso non potrà essere provata. E soprattutto la legge sugli animali nei decenni scorsi era diversa da quella che c'è attualmente.













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