In Valsugana

Muore schiacciato dai pannelli di legno

Tragedia alla X-Lam di Castelnuovo: Stefano Colleoni, 22 anni, travolto da un carico di tre tonnellate


di Franco Zadra


CASTELNUOVO. Travolto da un blocco di enormi pannelli di legno, un carico da diverse tonnellate. A mezz’ora dalla fine del suo turno di nove ore.

Aveva compiuto 22 anni il 13 luglio scorso, Stefano Colleoni, l’operaio della X-Lam che giovedì notte, poco prima delle 23.30, è rimasto vittima di un incidente mentre, durante il suo turno di lavoro, stava spostando con il carroponte uno dei pannelli Xlam da 30 quintali totali, un elemento strutturale per l’edilizia abitativa prodotto dall’azienda di Castelnuovo.

La dinamica dell’incidente è in corso di accertamento da parte dei Carabinieri - guidati dal maggiore Andrea Moglia della Stazione e del Radiomobile della Compagnia di Borgo Valsugana - e dell’Unità Operativa di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Uopsal) della Provincia. Sembra però che il giovane operaio stesse manovrando il carroponte dalla sua postazione nei pressi di un nastro trasportatore che serve la pressa a freddo dei pannelli che possono arrivare a dimensioni di 13,5 metri di lunghezza per 3,5 metri di altezza.

Nello spostare il carico, Colleoni sarebbe stato investito da alcuni pannelli, forse due, dopo che uno si era sbilanciato urtando una parete e il pavimento. Se il carico fosse solo caduto sull’operaio, quest’ultimo molto probabilmente si sarebbe salvato poiché i macchinari che si trovavano intorno alla sua postazione l’avrebbero protetto. Sfortuna ha voluto che il giovane sia stato spinto dal carico e schiacciato contro il nastro trasportatore. Una concatenazione di eventi avversi che non gli ha lasciato scampo.

Il riserbo è assoluto da parte delle maestranze che non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione, se non che «non possiamo dire niente perché sono ancora in corso gli accertamenti del caso». Un riserbo comprensibile, a tutela anche dei familiari che si sono ritrovati coinvolti in una tragedia assurda. Un riserbo che, ovviamente, viene mantenuto anche a tutela dell’azienda, poiché nel caso risultasse che siano state violate alcune norme di sicurezza - circostanza tutta da verificare - ci sarebbero dei diritti da far valere con conseguente richiesta di risarcimento danni.

Quello che è certo è quanto emerge sul fronte investigativo. La sostituta Colpani ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico del datore di lavoro e contemporaneamente sequestrato i macchinari del reparto interessati dall’incidente e disposto l’autopsia sul corpo del giovane operaio.

Sembra che l’infortunio sia avvenuto al termine del turno di lavoro, un turno senz’altro impegnativo che inizia alle 15 per concludersi alle 24. Testimoni - stando alle prime informazioni raccolte nel corso dell’indagine - due colleghi del giovane, mentre non vi sarebbero stati addetti alla vigilanza preposti dall’azienda. Tutti aspetti che comunque dovranno essere suffragati da riscontri probatori, in un caso che si preannuncia - come capita in questi casi - doloroso per parenti e conoscenti della vittima quanto complesso dal punto di vista tecnico.

Numerosi sono, infatti, gli aspetti da chiarire: se l’operaio avesse avuto una formazione corretta, se indossasse i presidi previsti dalle norme di sicurezza e se fossero stati rispettati i protocolli previsti dalle stesse norme; se l’orario di lavoro e le pause per il riposo fossero adeguati all’incarico; se l’azienda avesse predisposto un’adeguata vigilanza sulle procedure di produzione a tutela dell’incolumità dei dipendenti.

Tornando alla cronaca, il giovane è stato immediatamente soccorso dal personale del 118 ed elitrasportato all’ospedale S. Chiara di Trento, e questo è un elemento importante che testimonia di un’organizzazione del soccorso efficiente e preparata. Purtroppo, però, rimasto in prognosi riservata tutta la notte, l’operaio è deceduto verso le 9 di ieri per il diffuso politrauma subìto.

Comunque vadano gli accertamenti, oggi ci troviamo a fare la cronaca di un’altra vittima del lavoro che nessun risarcimento potrà mai restituire ai suoi familiari. Nessun lavoro vale tanto quanto la vita di un giovane di 22 anni, quanto nessuna vita. Gli accertamenti sapranno forse stabilire se si sia trattato di una fatalità imprevedibile, di un destino ineluttabile, o di una falla nel sistema di sicurezza. La morte di Stefano Colleoni rimane comunque una perdita inaccettabile.













Scuola & Ricerca

In primo piano