Morto nel parco: era un grande sportivo

La vittima del malore di domenica è Giuseppe De Scisciolo, 52 anni. Triatleta, ultramaratoneta, fondista e istruttore di tennis


di Luca Marognoli


TRENTO. Colto da malore in un parco a tre chilometri da casa. Lui che era fondista, ultramaratoneta, triatleta, istruttore di tennis. Persino canoista, con il sogno di fare il “quadrathlon”, disciplina che alle specialità del triathlon aggiunge il kayak. Giuseppe De Scisciolo, 52 anni, l’uomo trovato senza vita l’altroieri ai giardini di Madonna Bianca, non era certo uno sportivo “della domenica”. Faceva l’amatore, «ma con la “A” maiuscola», dice di lui l’amico Lorenzo Moggio, che ne ricorda la grande disciplina e accortezza nella preparazione.

Nato a Milano, ma residente a Trento da una vita, abitava in via Volta, in Clarina. Ad accorgersi del suo corpo disteso ai piedi di un lampione, accanto alla stradina che attraversa lo spazio verde fra il sottopasso ferroviario di via Conci e via Ferrandi, era stata una passante, attorno alle 17.30. Solo in serata, attorno alle 21, la polizia è riuscita a risalire all’identità dell’atleta e il triste compito del riconoscimento è toccato al padre e alla sorella. De Scisciolo lavorava alla Unifarm dal 2003, assieme alla moglie Lourdes. «Una bravissima persona, un collega che ci mancherà», lo ricorda Andrea Balter, responsabile del personale dell’azienda, che condivideva con lui la passione per la corsa. «Era metodico e preciso negli allenamenti: sapeva dare buoni consigli». L’Unifarm è pronta ad aiutare la sua famiglia: «Quando succedono queste cose viene dato un contributo economico. È già successo in passato: sono i colleghi, per primi, che chiedono di attivare delle forme di solidarietà».

Il commercialista Lorenzo Moggio è affranto: «Ero molto amico di Giuseppe», racconta. «Abbiamo fatto tanti anni di sport assieme, dal triathlon alle corse. Era un grande atleta e un uomo molto buono, generoso e umile soprattutto. Ricordo un weekend di anni fa: facemmo il triathlon di Lavarone il sabato e la domenica la Dobbiaco-Cortina. Lui era titubante, nonostante fosse una macchina di guerra, ma venne e vinse pure un viaggio a New York per la maratona. Era quasi spaventato dall'idea: poi ci andò e fece benissimo». Colpisce che se ne sia andato in questo modo. «Sono sicuro che fosse molto efficiente dal punto di vista fisico. Era uno che non affrontava le gare alla leggera: era coscienzioso e scrupoloso. Anche per questo rimango sorpreso da quello che è accaduto». Il fatto che fosse nato a Milano non ne fa un “foresto”, spiega Moggio: «Suo papà era un funzionario di banca, ma ha studiato a Trento: è sempre stato qui».

De Scisciolo aveva militato nell’Atletica Clarina e nel Cus Trento Triathlon: «Mancherà a me, ma anche a chi lo conosceva nei tanti ambienti che frequentava. Era un appassionato dello sport a tutto tondo: faceva fondo a livello agonistico, disputando diverse Marcialonghe, era istruttore di tennis (al Ct Calisio, ndr) e ambiva a disputare un quadrathlon in Spagna: mi aveva fatto anche comprare la canoa con questa prospettiva. Era un sognatore: una persona pulita e bella».













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