Mori a naso in su per l’orologio

Terminato il restauro, è tornato in funzione. Era stato danneggiato dalle bombe della Grande Guerra


di Matteo Cassol


MORI. Si è fatta attendere più del previsto, ieri, l'inaugurazione del nuovo orologio del restaurato campanile della chiesa di Santo Stefano a Mori. L'appuntamento era per le 9.30, ma le decine di persone (tra le quali il sindaco Roberto Caliari e l'assessore provinciale Tiziano Mellarini) riunitesi al freddo con il naso all'insù in piazza Cal di Ponte per partecipare a questo evento molto atteso hanno dovuto aspettare fino a dopo le 10 per poter ammirare l'apparecchiatura realizzata sull'immagine di quella originale del 1870. Il ritardo, che ha un po' scombussolato i piani anche della successiva messa del mattino, è stato determinato dalla delicatezza delle operazioni per la rimozione del "lenzuolo" di copertura: «Abbiamo fatto delle prove con il telo - ha spiegato la direttrice dei lavori architetto Camilla Gazzini - perché non era facile. Le lancette non sono appoggiate e sono a punta e il telo per non rischiare danneggiamenti non doveva stare appoggiato, quindi distante, ma non troppo, per non rischiare di fare vela con il vento; ma alla fine è andata bene, con una persona sotto a far partire l'orologio (partito con ora zero alle 12 e destinato a regolarsi nel giro di quattro ore) e tre sopra per togliere il telo stesso».

Si è trattato dunque di un gradito ritorno: «L'orologio originale - si apprende dalla ricostruzione fornita da Gazzini - si è fermato alle tre in punto durante i bombardamenti della prima guerra mondiale: è rimasto lì così per cinquant'anni, dopodiché è caduta una lancetta ed è rimasta solo quella delle ore. Nel restauro del 1990 hanno tolto le vecchie malte, compresa l'impronta del quadrante che rimaneva al termine di un decadimento graduale. Attraverso le foto, poi, è stata ricostruita la proporzione geometrica: il nuovo orologio è stato fatto in marmorino con sopra dipinto il quadro. Le lancette sono quelle originali ed è stato collegato al concerto delle campane, mentre la campanella della Montecatini, che ha suono e funzioni diverse, è rimasta a sé stante». Soddisfatto il parroco don Tarcisio Guarnieri: «Soddisfatto - ha sottolineato il rappresentante della committenza - è dire poco: sono commosso. È un qualcosa che attendevamo da tempo. La data scelta, poi, quella dell'8 dicembre e della Madonna Immacolata, mi pareva un momento quanto mai propizio e opportuno, perché l'Immacolata ci invita a guardare in su e allora anche noi siamo qui a guardare verso l'alto. Credo infatti che nella cultura del nostro popolo l'elemento determinante oltre alla struttura sia quello che ci sta dietro, quindi l'alto. L'orologio, così come la campana, ci ricorda che siamo pellegrini in viaggio e non già incollati a questa terra bella ma precaria. E a proposito di campana, oltremodo grande l'apporto simbolico di quella della Montecatini tornata a risuonare, perché generazioni della nostra gente hanno lavorato lì ricavandone il pane». Da registrare anche il commento del sindaco Caliari: «Un momento significativo per tutta la comunità di Mori».

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