«Mister start-up» sale in cattedra

Donadon di H-Farm all’apertura dell’anno accademico: «Cambia il mondo, questa è una generazione fortunata»


di Paolo Piffer


TRENTO. Ventata d’ottimismo renziano ieri all’apertura dell’anno accademico dell’università svoltasi a giurisprudenza. L’ha portata l’imprenditore trevigiano Riccardo Donadon, che infatti è amico del presidente del consiglio e che in Veneto ha creato H-Farm, quello che in gergo è definito un incubatore d’impresa che, oltre ad impiegare qualche centinaia di ragazzi, fornisce servizi amministrativi, finanziari e di marketing a chi vuol mettere in piedi una start-up. In altre parole un vero e proprio polo tecnologico di servizi legati ad internet.

Invitato dall’ateneo per parlare di studio e lavoro nell’età digitale, l’imprenditore “liquido” (a proposito, sarà interessante sentire, domenica, sempre a Trento, Bauman che questo termine ha inventato riguardo alla società) si è dichiarato ottimista più che mai sul futuro dei giovani. «Quella di adesso – ha detto – è una delle generazioni più fortunate e con davanti a sé opportunità straordinarie. Stiamo entrando in una fase di trasformazione, di nuove tecnologie, dove cambieranno i luoghi di lavoro e i modelli di business». Dove l’imprenditore trovi tutto questa fiducia nelle possibilità, da parte dei ragazzi, di entrare nel mondo del lavoro trovando pure soddisfazioni e appagamento, non l’abbiamo ben capito. E non pare che neanche vi siano poi tanti presupposti, dando almeno un occhio ai numeri sulle percentuali di disoccupati tra i più giovani. Comunque, fosse vero, ben venga, ci mancherebbe. Visto che il progresso ha spesso “camminato” grazie anche all’apporto di menti visionarie, capaci di vedere il futuro.

In ogni caso, ha proseguito Donadon, «stanno cambiando gli scenari, siamo di fronte ad una prossima trasformazione, violenta, dei sistemi produttivi dentro i quali dobbiamo inserire i più giovani».

E ancora: «Tra non molto le automobili guideranno in autonomia e dovremo cominciare a pensare diversamente le città. Il 65% dei bambini che entra oggi nel sistema formativo una volta cresciuto farà lavori che adesso non esistono, il 61% del tempo impiegato oggi alla catena di montaggio sarà sostituito da nuovi apparati tecnologici». Ed è piuttosto inquietante, a ben pensarci. A meno che non si trovi un altro lavoro ai milioni che rimarranno senza perché sostituiti dalle macchine. «In tutto questo – ha concluso l’imprenditore trevigiano, – l’Italia dovrà avere un ruolo».

In precedenza, Paolo Collini ha tenuto la sua prima relazione da rettore, aprendo così il 54esimo anno accademico. «La nostra ambizione – ha sottolineato – è quella di essere un’università moderna e competitiva a livello europeo capace di meritarsi i finanziamenti nazionali legati alle performance. Le prossime sfide - ha proseguito - riguardano gli investimenti in tecnologia e l’innovazione didattica».

Passando agli investimenti, rimarcando che «la situazione è buona ma le risorse sono in calo e che si dovrà procedere a dismissioni immobiliari e all’indebitamento», ha ricordato il piano da 60 milioni di euro di sviluppo edilizio che prevede, tra l’altro, una cittadella degli studenti alle ex Centrali ortofrutticole, una nuova biblioteca a Mesiano e il rifacimento degli spazi di Scienze a Povo.

Il presidente dell’università Innocenzo Cipolletta ha sottolineato «l’importanza del collegamento dell’ateneo con il territorio e dell’innovazione, per essere competitivi e capaci di indicare le opportunità migliori ai ragazzi».













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