«Meno tasse in montagna? Una misura poco efficace»

L’economista. Gianfranco Cerea scettico sull’indicatore di sviluppo annunciato da Fugatti «Non è così che si rendono appetibili le zone svantaggiate. Servono infrastrutture e mobilità»



trento. Con la fiscalità di montagna, lo sviluppo ci guadagna? Al di là della facile citazione di uno slogan famoso, a questo sta ragionando la giunta Fugatti. Che nei giorni scorsi, nel mosaico di intenti emersi dagli Stati generali della montagna, ha sostanzialmente annunciato di voler “utilizzare in maniera diversificata Irap e Imis. Introdurremo un coefficiente o indicatore – ha spiegato ancora il governatore del Trentino – che tenga conto che in determinate zone del Trentino sviluppare attività imprenditoriali costa di più”. Fugatti l’ha esemplificata così: l’albergatore che ristruttura il proprio hotel o l’imprenditore che apre un’azienda in valle potrebbero essere esenti dall’Imis per un certo periodo di anni.

Fin qui l’annuncio. Dietro al quale però non c’è ancora uno studio articolato né quell’indicatore di “ritardo di sviluppo” citato da Fugatti. Quel che è certo è il proposito di ridurre le tasse – per dirla semplice – a chi investe nelle vallate e nella aree di montagna, specie in quelle che saranno valutate “svantaggiate”. Si parla ovviamente delle tasse locali – Irap e Imis appunto – e non certamente di quelle statali. Il progetto annunciato da Fugatti suscita interrogativi e qualche dubbio: come sarà possibile valutare il coefficiente di sviluppo di una zona rispetto a un’altra? Quali conseguenze può avere una riduzione di tasse locali sull’intero sistema Trentino? “A regime la misura costerà al Trentino 10 milioni di euro all’anno” ha detto lo stesso Fugatti, che mette le mani avanti: “I soldi ci saranno da subito”. Ma sarà sufficiente una misura come questa per rendere “appetibile” un’area svantaggiata a chi fa impresa?

L’idea fa storcere il naso a Gianfranco Cerea, economista trentino, autore di numerose pubblicazioni fra cui, nel 2016, la ricerca “La montagna perduta” con Mauro Marcantoni, dedicata allo spopolamento delle zone montane. “Forse è bene partire prima di tutto da qui” commenta Cerea “vale a dire dai dati sullo spopolamento. Che è fenomeno diffuso in tutto l’arco alpino, tranne proprio che in Trentino e in Val d’Aosta. Qui beneficiamo ancora delle politiche degli anni Cinquanta. Certo, molti piccoli borghi sono stati abbandonati, ma in favore dei paese più grossi limitrofi, all’interno di una stessa vallata”. Quanto all’efficacia dei provvedimenti annunciati dalla giunta provinciale, Cerea si dimostra scettico: “Non è pensabile di contrastare così un fenomeno di concentrazione delle realtà imprenditoriali che è in atto ormai da tempo. Un’impresa oggi ha bisogno di una manodopera locale qualificata, infrastrutture, mobilità facile e una rete di relazioni virtuose, ad esempio anche con centri di ricerca o università”. Il discorso non cambia molto se si intende trattenere in valle un artigiano con la sua attività o una piccola impresa. “Guardiamo all’esempio del Tirolo del nord. Lì hanno scelto di realizzare collegamenti veloci fra valli e città. Così chi lavora in un’azienda di città è comunque incentivato ad abitare in valle”.

L’ipotesi di diversificare la tassazione a seconda delle aree e di ciò che prevederà il nuovo indicatore non entusiasma Cerea. “E’ molto complicato stabilire parametri certi per aree così ristrette. Senza contare che alcune aziende hanno due o tre sedi sparse sul territorio. Come e dove si calcolerà la riduzione di tassazione?”.

Certo in Provincia dovranno lavorare parecchio per non far pesare eccessivamente l’esito di questo provvedimento – la riduzione delle tasse nelle valli – su un sistema Trentino su cui potrebbe gravare la flat-tax per una somma globale che nei mesi scorsi era stata calcolata attorno ai 70 milioni di euro. Senza contare i trasferimenti dovuti alle clausole di salvaguardia nazionali.

“L’applicazione dell’indicatore di montagna – ribatte però Fugatti - andrà ad agire sulla ripartizione delle imposte e innescherà nuove politiche sociali”.













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