Medico investito: in due verso il processo

Avviso di conclusione indagini per la morte di Fabio Cappelletti. Per la procura c’è il concorso di colpa fra gli automobilisti



TRENTO. Chiuse le indagini sul tragico incidente stradale che il 24 ottobre scorso causò la morte del dottor Fabio Cappelletti, 62 anni, a San Michele all’Adige. Per la procura (il caso è stato seguito da Marco Gallina e Licia Scagliarini) a provocare il decesso del noto medico sarebbero state due persone «legate» da un concorso di causa indipendente, così recita il codice. E quindi l’avviso di conclusione indagini è arrivato a Luca Giuliani (difeso da Alessio Dalle Carbonare dello studio Antolini) che era al volante della prima macchina che ha investito Cappelletti e a Gianni Facchinelli (che si è rivolto a Maria a Beccara e Andrea de Bertolini) che guidava la seconda auto. Due comportamenti indipendenti l’uno dall’altro con il primo che ha determinato anche il secondo e che hanno portato all’imputazione per omicidio stradale in concorso.

Le posizioni dei due sono però diverse, come diversi erano stati i comportamenti degli automobilisti. Giuliani, infatti, dopo l’impatto non si era fermato. Aveva continuato a guidare, girando poco dopo in una strada laterale per fare ritorno a casa, a Mezzocorona. E si era «nascosto». La polizia (inizialmente la Stradale da sola, poi affiancata dalla squadra mobile) lo ha cercato per lunghi giorni e lui non si è mai consegnato. Anzi. In base alla ricostruzione che è stata fatta dei suoi movimenti nei giorni successivi all’incidente, Giuliani avrebbe cercato di inquinare le prove, raggiungendo un’autodemolizioni nel bresciano per cambiare lo specchietto retrovisore che si era staccato dall’auto nel momento dell’impatto. Ma alla fine gli investigatori lo avevano individuato, denunciato e quindi ristretto ai domiciliari. Una scelta sulla quale aveva pesato la fuga e anche la personalità dell’uomo definita dal giudice «furba».

Facchinelli invece aveva avuto un comportamento diverso. Appena si era reso conto di quello che era successo (ha raccontato di essersi trovato il corpo del medico davanti all’auto) ha frenato e dato l’allarme. Purtroppo la corsa dei sanitari era stata inutile: i traumi riportati dal medico erano stati fatali.

La ricostruzione dell’incidente - fatta dalla polizia e confrontata con i risultati della perizia medico legale che la procura ha affidato ad una dottoressa di Verona - ha stabilito che la morte del medico di base è stata causata da una serie di eventi indipendenti fra loro, ma legati. Da qui l’accusa di concorso. Se non ci fosse stato il primo incidente, non ci sarebbe stato il secondo. Ma pare che sia stato il secondo urto quello che ha provocato la morte di Cappelletti. Una ricostruzione non semplice quella dell’incidente in cui dovrà essere valutata anche la posizione della vittima stessa. E quindi sarà valutato anche il comportamento del dottore (che stava tornando a casa con la bici ma non è ancora chiaro se fosse in sella o meno) al momento dell’incidente. Incidente avvenuto in orario notturno, in un giorno di pioggia con delle condizioni che avrebbero dovuto invitare, alla massima prudenza. Perché il codice della strada prevede che l’automobilista abbia una guida che sia compatibile e adattata alle condizioni generali e particolari. La posizione di Giuliani è aggravata dal fatto che fosse alla guida senza patente, senza assicurazione. E soprattutto dalla sua fuga: se fosse rimasto lì «occupando» la strada, forse non ci sarebbe stato il secondo investimento.













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