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Matrimonio dietro compenso di 3000 euro: cittadino tunisino a rischio espulsione

Le nozze erano state regolarmente celebrate in Comune. Ma poi è emerso che l’uomo aveva sposato la donna italiana per acquisire il permesso di residenza e che tra i due non c’erano legami affettivi



TRENTO. Ha preso il certificato di matrimonio e lo ha tirato in faccia agli agenti della polizia, che lo avevano fermato per un controllo, la sera del 31 agosto in piazza Dante. «Non potete farmi niente, sono sposato con una cittadina italiana», ha detto il giovane tunisino, con precedenti penali per reati contro il patrimonio e spaccio, avvicinato dai poliziotti della volante.

Si sentiva in una botte di ferro: sicuro di aver trovato il modo per aggirare la legge ed evitare l'espulsione. 

Ma la polizia, con il certificato di matrimonio in mano, ha rintracciato la moglie trentina, scoprendo che lo era solo sulla carta. Interrogata, la donna, con problemi di dipendenza dalla droga, ha confessato di aver accettato di sposare il cittadino tunisino in Comune, un matrimonio formalmente regolare, con due testimoni, dietro un compenso di 3.000 euro.

Gli agenti di polizia hanno potuto inoltre verificare che i due coniugi non condividevano la stessa abitazione. La donna, cittadina italiana con precedenti penali, ha confessato il matrimonio fittizio, dicendo di averlo fatto per i soldi, avendo problemi di tossicodipendenza ed è stata dunque denunciata.

L’uomo che ha pagato per il matrimonio ora potrebbe essere espulso. Sempre il 31 agosto, su disposizione della Questura di Trento, è stato accompagnato all'aeroporto di Verona un cittadino albanese espulso per aver commesso alcuni furti.













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