LA SENTENZA

Matrimoni gay, la Consulta respinge i ricorsi: no alle nozze fra individui dello stesso sesso

La Corte Costituzionale rimanda la questione al legislatore e ribadisce la necessità della diversità di sesso per definire come matrimonio l'unione fra due individui



ROMA. La Corte costituzionale ha respinto i ricorsi sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nelle motivazioni la Consulta fa riferimento alla discrezionalità del legislatore, cui compete la regolamentazione della materia.

Il caso in discussione prendeva le mosse dal ricorso presentato da tre coppie omosessuali contro la decisione del Tribunale di Venezia e della Corte d'Appello di Trento di giudicare legittimo il rifiuto opposto dall'ufficiale dello stato civile di quei due Comuni a procedere alla pubblicazione di matrimonio resa da individui dello stesso sesso.
 
In particolare il ricorso a Trento era stato presentato dal meranese Enrico Oliari (nella foto), presidente dell'associazione Gaylib.

In udienza, i legali delle coppie gay hanno sostenuto che spetta alla Corte Costituzionale abolire quella che ritengono essere una discriminazione sessuale, mentre l'Avvocatura generale dello Stato ha ribadito la competenza in materia del legislatore e dunque del Parlamento, nonché la necessità dell'elemento della diversità di sesso per definire come "matrimonio" l'unione fra due individui.

''Sono amareggiato, ma continuerò a lottare seguendo la via politica''. Lo ha detto il meranese Enrico Oliari, presidente di GayLib (gay di centrodestra), che, con il suo compagno Lorenzo, era ricorso alla Consulta dopo il diniego posto alla sua richiesta di matrimonio da parte del Comune di Trento.

''Il fatto è - ha detto - che le coppie gay sono riconosciute in tutta l'Europa occidentale ad esclusione di Grecia ed Italia - ha continuato Oliari, che è anche consigliere comunale a Merano - e siamo ormai stati superati in materia persino da Colombia, Sudafrica e paesi del Terzo mondo. Sembra proprio che per la nostra Nazione partecipare all'Unione europea significhi soltanto moneta unica, quote latte e contributi per i caseifici''.

''Speravamo tanto nell'azione dell'Alta corte - ha affermato - perché il riconoscimento dei diritti e dei doveri che chiediamo sono pilastri essenziali in una coppia di persone che si amano e che scelgono di vivere insieme nella solidarietà, nel rispetto e nella vita di tutti i giorni''.













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