Montagna

«Marmolada vietata, vado in Val di Non»

Durante la valanga dello scorso luglio Luca Toldo aveva allestito il primo punto di soccorso al suo rifugio Capanna Ghiacciaio. Ora è costretto a lasciare: "Le banche non aspettano, mi trasferisco"


Gigi Zoppello


CANAZEI. Durante la terribile sciagura della Marmolada, in luglio, Luca Toldo si è prodigato salvando la vita dei superstiti, ed allestendo al suo rifugio Capanna Ghiacciaio il primo punto di assistenza. Sfidando il pericolo, appena visto la gigantesca valanga di ghiaccio era partito, inoltrandosi nella zona del disastro. Televisioni di tutto il mondo, nei giorni successivi, lo avevano cercato e intervistato. Ma ora deve abbandonare (temporaneamente) la struttura: aprirà il rifugio Maddalene, sopra Rumo, in Val di Non.

«Purtroppo non posso aprire la Capanna Ghiacciaio, ho aspettato fino ad adesso, ma non sono riuscito ad avere risposte» ci dice il giovane rifugista perginese.

Ma come, gli chiediamo, non era stata riaperta, la Marmolada? Su pressione degli impiantisti veneti, il presidente Fugatti si era speso in prima persona e pochi giorni dopo il sindaco di Canazei ha revocato l’ordinanza della «zona rossa», con tanto di comunicato stampa della Provincia...

«Leggetela bene, l’ordinanza di revoca. Hanno revocato il blocco solo per la parte degli impianti veneti. Invece c’è scritto chiaramente che gli scialpinisti non possono passare, e che il mio rifugio, insieme a quell’altro, deve rimanere off-limits».

In effetti, a leggere integralmente la «Ordinanza contingibile ed urgente n. 07_2022 - Aggiornamento sulla zona del massiccio della Marmolada. Revoca ordinanza contingibile ed urgente n. 05_2022 del 22.08.2022» del sindaco di Canazei Giovanni Bernard, si scoprono due cose: primo, i rifugi Capanna e il Pian dei Fiacconi restano irraggiungibili. Secondo: gli impiantisti (veneti) possono riaprire le piste, ma sono chiamati a collaborare attivamente nel fermare gli scialpinisti.

Il Comune di Canazei, nello specifico, ha emanato «il divieto assoluto di utilizzo del rifugio denominato “Pian dei Fiacconi” e rifugio “Ghiacciaio Marmolada” vista la loro localizzazione nell’area più critica».

Poi ordina «una attiva collaborazione tra il concessionario delle piste da sci e degli impianti presenti sul lato Nord orientale ed il Comune, al fine di monitorare ed attuare opere dirette di protezione, indispensabili per segnalare ed impedire la pratica del fuoripista nelle zone esterne ai tracciati innevati in modo che all’utente portato in quota con gli impianti funiviari sia precluso l’accesso alle aree direttamente interessate dal crollo dell’estate 2022».

Toldo è pessimista: «con il rifugio chiuso e lo scialpinismo vietato, non posso fare niente. Ho aspettato, ma le banche non aspettano... intanto ho preso un altro rifugio, poi vedremo l’anno prossimo».

Il nuovo rifugio è il Maddalene, nel Comune di Rumo, Alta Val di Non, che Toldo si è aggiudicato intanto per due anni, con la formula del possibile prolungamento per altri due. «Vediamo di aprire già quest’inverno - dice - intanto sto facendo tutte le autorizzazioni ed ho iniziato il rifornimento della struttura. Per il momento, non ho previsto assunzione di personale, vedrò di arrangiarmi da solo, poi si vede come va».

Addio per sempre alla Marmolada? «Io ci spero ancora, ma nessuno mi dà certezze né risposte. Così non potevo aspettare, adesso mi dedico alle Maddalene, anche lì è una buona zona per lo scialpinismo. Apriremo per l’inverno, se arriva un po’ più di neve» dice il nuovo gestore.

Il rifugio Maddalene a quota 1925 metri, ed è aperto solitamente in estate, fino alla fine di ottobre. È la base di partenza ideale per raggiungere le selvagge cime delle Maddalene, come cima Lavazzè, cima Olmi e cima Slavazzaie. E d’inverno è una delle mete favorite del Trentino.

Dopo il Covid, il rifugio Maddalene era rimasto chiuso, ed tilizzabile soltanto come bivacco, in attesa dell’affidamento.

Il rifugio delle Maddalene è anche comodo da raggiungere, con la strada forestale (chiusa al traffico) che parte da Rumo, in località Pont: a piedi ci vuole un’ora e mezza abbondante.

«Intanto va così - dice Luca Toldo - poi il prossimo anno vedremo, se sarà possibile tornare in Marmolada; per ora mi tengo tutti e due i rifugi».

 













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