Marmolada, no corale a nuovi impianti

Dagli Stati generali di due province e tre regioni l’«altolà» all’ulteriore sviluppo delle aree sciabili sul ghiacciaio


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. Gli Stati generali dell’alpinismo di 2 province e 3 regioni dell’arco alpino scendono in campo compatti, a fianco della Fondazione Dolomiti Unesco, contro il progetto di nuovi impianti sul ghiacciaio della Marmolada, approvato con delibera provinciale il 18 dicembre 2015. Le motivazioni del dissenso inviate in Provincia a stretto giro di posta dalla pubblicazione della delibera, è infatti un preciso e circostanziato “altolà” firmato da Claudio Bassetti, presidente Sat, Francesco Carrer Cai Veneto, Claudio Sartori, del Cai Alto Adige, Georg Simeoni, di Alpenverein Sudtirol e Antonio Zambon, presidente del Gruppo Regionale Cai Friuli Venezia Giulia, in rappresentanza di un esercito di oltre 160 mila soci.

Ieri in conferenza stampa a Trento, il presidente della Sat Bassetti e il friulano Zambon, hanno riferito che a tutt’oggi una risposta della Provincia non c’è, da qui la necessità di informare la popolazione su quali rischi corre l’unico vero ghiacciaio rimasto in Trentino se verrà realizzato il progetto di un impianto in due tronconi da passo Fedaia a Pian dei Fiacconi e da lì un impianto di arroccamento fino a Sass Bianchet, più due ski weg. «Siamo di fronte ad una scelta totalmente incoerente – hanno sottolineano Bassetti e Zamboni illustrando il documento – nella quale è la Provincia stessa nel proprio Rapporto ambientale ad evidenziare le contrarietà tra gli obbiettivi citati in premessa e le azioni programmate. Si riconosce infatti che la Commissione Dolomiti Unesco stabilisce che sia la funivia che gli skilift esistenti non comportano pregiudiziali a condizione che restino tali e si impedisca qualsiasi crescita aggiuntiva. E dunque, dato che il riconoscimento Dolomiti Unesco considera le aree di classificazione in un contesto “seriale”, disattenderne le direttive significherebbe rischiare di perdere il riconoscimento Unesco in tutta l’area dolomitica».

Ma c’è di più: nel Piano urbanistico provinciale la Marmolada risulta compresa tra le “invarianti”, in quanto appunto trattasi di un ghiacciaio, sito in zona “rete Natura 2000” e la relazione al Pup sulla Marmolada esclude espressamente ampliamenti delle aree sciabili. Senza contare il rischio valanghe, che comporterebbe pesanti e costosi interventi per messa in sicurezza del versante. Inoltre, secondo le associazioni alpinistiche, nella relazione al progetto risulta drammaticamente lacunosa la gestione passata, presente e futura delle acque reflue e dei rifiuti a fronte di comprovati episodi di sversamenti e abbandono di rifiuti.

Gli alpinisti non bocciano però tutta la previsione in blocco: «Vanno bene i parcheggi, i bus navetta, la valorizzazione museale ed i centri informativi, un respiro culturale - ribadiscono - e tutto ciò che può creare la consapevolezza che la Marmolada è una montagna “diversa” dagli altri comparti sciistici, con una cifra alpinistica intrinseca, data dalla presenza del ghiacciaio». Il ringraziamento va quindi alle commissioni Tutela ambiente montano delle associazioni per il grande lavoro svolto nella redazione del documento congiunto.













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