rovereto

Marangoni, da oggi scioperi e picchetti

Ieri l’assemblea, i lavoratori incrociano le braccia per due ore al giorno fino a venerdì con presidio davanti ai cancelli


di Giuliano Lott


ROVERETO. Tre assemblee tra ieri mattina e la sera per coprire i tre turni di lavoro in Marangoni hanno segnato l’inizio della mobilitazione per i dipendenti dello stabilimento di via del Garda. Il primo atto formale è il pacchetto di otto ore di sciopero, in ragione di due ore al giorno da oggi a venerdì, dichiarato dalle assemblee, ma è solo l’inizio di una vertenza difficilissima, che vede opposta la proprietà, decisa a liberarsi di 80 dipendenti a fine agosto e di altri 40 entro l’anno prossimo, e dall’altra parte sindacati e lavoratori, che stanno cercando di far recedere l’azienda se non dalla decisione di alleggerirsi di quasi metà della forza lavoro attuale, almeno dal numero degli esuberi.

A far precipitare la situazione è stato l’atteggiamento di totale chiusura da parte di Marangoni, che non ha fatto mezzo passo indietro rispetto alle intenzioni dichiarate, cioè di procedere al licenziamento di 120 dipendenti, tra i quali circa 30 amministrativi, entro un anno. Così oggi iniziano le ostilità, con due ore di sciopero (dalle 9 alle 11 per il primo turno, dalle 16 alle 18 per il secondo e dalle 6 alle 8 per il turno di notte) accompagnate da picchetti ai cancelli.

«I Lavoratori della Marangoni - scrivono i sindacati - sono consapevoli della complessità della vertenza ma sono altresì determinati a difendere la loro dignità di lavoratori. Per questo motivo, considerati gli esiti - purtroppo poco confortanti- dell'azione politica svolta, al fine di favorire il “dialogo sociale”, dal sindaco Francesco Valduga e dall'assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi, hanno espresso il desiderio di invitare al loro presidio il presidente della Provincia Ugo Rossi in modo da potere esternare, alla massima autorità provinciale, il loro stato d'animo».

Ieri in fabbrica, si respirava un clima di fortissima preoccupazione, e i dipendenti, riunitisi con le rappresentanze sindacali di fabbrica, i rappresentanti dei confederati Mario Cerutti (Filctem Cgil) Marco Ravelli (Femca Cisl) e Alan Tancredi (Uiltec Uil) e dei Cobas, hanno espresso la volontà di non arrendersi a quello che pare un destino ineluttabile (il 10 giugno partirà, come annunciato dalla proprietà, la procedura di mobilità per i primi 80 dipendenti, che diventeranno di fatto disoccupati dal 24 agosto) e di dare battaglia, utilizzando tutti i mezzi leciti per mantenere alta l’attenzione sulla dolorosa crisiMarangoni. L’appello, anche questa volta, va alle istituzioni, in primis alla Provincia, perché si faccia parte attiva nella vertenza.

«È una partita difficile - commenta a caldo Cerutti della Cgil -, la situazione dell’azienda è molto complessa, ma il tentativo di opporsi e di dare visibilità alla situazione di 120 dipendenti che rischiano il posto va fatto, anche per dare la misura della determinazione dei lavoratori Marangoni».

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