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Marangoni, a Rovereto in due mesi 11 dimissioni

La “fuga” dei dipendenti da via del Garda. Ora si lavora a pieno ritmo, ma le commesse sono garantite solo fino a dicembre


di Giuliano Lott


ROVERETO. È un fenomeno già visto altrove, ma in Marangoni appare come una novità. Negli ultimi due mesi undici dipendenti hanno contrattato con l’azienda la propria fuoriuscita, rassegnando poi le dimissioni. Si tratta di figure professionali di vario genere (operai, ma anche amministrativi) che non soni transitato dal sindacato, ma hanno scelto di trattare per via diretta con la proprietà.

Questo numero, oltre a fungere da indicatore di una diffusa diffidenza sulle rassicurazioni del nuovo ad Dino Maggioni (sono tempi in cui chi ha un lavoro fa di tutto per tenerselo piuttosto che per lasciarlo), fa supporre che il numero degli esuberi previsti alla scadenza del contratti di solidarietà, ovvero al 24 settembre, possano scendere quanto meno dagli annunciati 30 a 19. Ma questa è solo la teoria, la realtà è che nessuno sa cosa potrà succedere. Un primo effetto della fuoriuscita imprevista degli undici “volontari” è che l’azienda sta lavorando a ritmi serrati. Non perché sia aumentato il volume produttivo, ma per mantenerlo facendo fronte alle assenze non previste.

L’ultimo incontro con l’azienda risale a circa due settimane fa, con la presentazione del business plan con il quale l’azienda dà vita a una newco scorporando l’attività delle gomme piene e cedendone la maggioranza al gruppo Onyx (un fondo specializzato che ha sede a Dubai, non proprio dietro l’angolo). Il quale secondo le attese dovrebbe per gradi rilevare l’intero pacchetto delle gomme piene per gestirlo in proprio, e intanto garantisce lavoro fino a ducembre.

Nel frattempo, pare che l’intenzione di Marangoni sia di cedere gli impianti delle gomme per auto, una produzione ormai residuale (potrebbe essere smontata e spedita in Sri Lanka la linea produttiva di Anagni, ferma da qualche anno) per potersi concentrare su quello che dovrebbe essere la nuova “mission” dello stabilimento roveretano. Ovvero la parte commerciale, che Maggioni vuole far correre a pieno regime attraverso una strategia di service dedicata alle aziende di autotrasporto del Sud Europa, che avrebbe anche una funzione di fidelizzazione dei clienti.

Facendo i conti della serva, scorporando il settore gomme piene, con 15 lavoratori di varie mansioni (che ancora non conoscono il proprio inquadramento futuro) e altri 11 già licenziati, i livelli occupazionali si assottigliano. Il sindacato non si fida molto. «Stiamo attendendo - spiega Mario Cerutti (Cgil) - che Trentino Sviluppo fissi l’incontro per il tavolo tecnico da npoi richiesto per monitorare la situazione».













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