Manovre, un macigno sulle spalle dei trentini

Costretti a versare a Roma 902 euro pro capite nel 2012 e 1.010 l’anno prossimo Solo la Val d’Aosta paga di più. Lombardi e veneti se la cavano con un quinto


Luca Marognoli


TRENTO. Macigni sulle spalle dei trentini e degli altoatesini, piume su quelle dei lombardi e dei veneti. Il peso delle manovre del Governo nel 2010 e nel 2011 fino al decreto Salva Italia grava sulle autonomie speciali molto di più che altrove. Lo rivela un’indagine del Centro studi Sintesi, pubblicata sul Sole 24 ore.

E’ la Valle d’Aosta la regione italiana più colpita dalla stretta romana nel 2012, con 1.389 euro per persona, ma subito dopo veniamo noi con 902 euro. Tanto dobbiamo versare per dare il nostro contributo all’inasprimento dei vincoli del patto di stabilità e alla riduzione dei trasferimenti. In cima alla classifica dei più tartassati dalle “finanziarie” che si sono succedute nell’arco di due anni figurano anche altre regioni a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia (411 euro pro capite) e la Sicilia (390 euro). Le meno colpite sono invece la Lombardia con 177 euro e il Veneto con 186 euro, seguite da Puglia (204), Campania (211) e Calabria (221).

Analoga la situazione che si registra nel 2013: i cittadini trentini e altoatesini dovranno sborsare più di mille euro (1.010 per la precisione), molto meno dei valdostani (1.558), ma cinque volte tanto quanto daranno alle casse romane i lombardi (208).

Sull’intero comparto delle autonomie locali grava una manovra di 15,3 miliardi nel 2012, conto che sale ulteriormente fino a 17,7 miliardi nel 2013. La nostra regione deve contribuire con 935 milioni il primo anno (440 di «tagli» e 495 per il Patto di stabilità) e 1 miliardo e 48 milioni il secondo. Da rilevare l’incremento rispetto al 2011, quando ci venivano richiesti soli 123 milioni (per una trattenuta pro capite di 119 euro). «Con il frenetico susseguirsi di manovre finanziarie che ha caratterizzato gli ultimi due anni, spesso dettato da situazioni di emergenza, vi era il rischio che lo sforzo finanziario non si distribuisse in maniera equilibrata tra territori», commentano al Centro Sintesi. Spiegando le disparità geografiche con il fatto che le Regioni autonome «dispongono di maggiori competenze e, di conseguenza, si trovato a gestire volumi di spesa superiori». Ma se si valuta l’impatto delle manovre sulla spesa sottoposta ai vincoli del patto di stabilità, secondo l’istituto di ricerca «non emergono significative differenze tra comparti e tra territori».

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