l'impresa

Manolo riconquista Il Mattino dei Maghi a distanza di 35 anni

Maurizio Zanolla a 24 anni aprì sulla Totoga una delle vie divenute mitiche: nei giorni scorsi ha ripetuto l’impresa


di Raffaele Bonaccorso


PRIMIERO. Manolo e la sua “Totoga” 35 anni dopo. Stiamo parlando di Maurizio Zanolla, noto come Manolo, uno dei pionieri dell’arrampicata libera in Italia, che dopo 35 anni ha effettuato la seconda salita e la prima ripetizione de “Il Mattino dei Maghi”, la mitica via da lui aperta nel 1981 nella falesia del “Totoga”, la montagna posta appena prima che la stretta valle dello Schener si apra allo splendido scenario Dolomitico delle Pale di San Martino. Montagna di casa, palestra di arrampicata per tanti appassionati, leggendaria falesia amata e domata più volte da Manolo.

Ebbene, Manolo, a 59 anni - possiamo dire l’età perché egli stesso ci scherza sopra definendosi «diversamente giovane» - ha voluto rifare la stessa via che aveva aperto all’età di 24 anni, proprio quando aveva cominciato a convincersi veramente che poteva praticare la sua tecnica basata su “protezioni psicologiche” e quindi su una arrampicata non “solo fisica ma anche mentale”.

Si era avvicinato circa verso il 1979 alla falesia del “Totoga” ed era poi diventata il suo “laboratorio”. In quell’anno, proprio su quella parete che si poteva dire vergine, fece la prima via: la “Lucertola schizofrenica”, una linea di 200 metri che Manolo aprì con pochissimi chiodi normali e che ancora oggi viene definita di 6c/7a gradi. L’anno successivo Manolo apre insieme a Piero Valmassoi le celeberrima “Supermatita” (mai nome più appropriato) 1.200 metri lungo la favolosa parete Sud del Sass Maor nel Gruppo delle Pale di San Martino. Ed ecco che siamo alla primavera del 1981 e ancora alla falesia del “Totoga”. Ecco come ben descrive quell’avventura Vinicio Stefanello.

«Al primo tentativo sotto le grandi difficoltà Manolo è respinto. Tutto sembra troppo difficile e troppo pericoloso, nessun chiodo normale sembra poterlo proteggere in quel calcare compatto e avido di appigli e fessure. Sconfitto da tanta difficoltà e memore di quanto ha appreso in altre falesie, si arrende e si cala per la prima volta dall'alto e pianta 3 chiodi a pressione ovvero quelli usati nell'arrampicata artificiale per montarci sopra con le staffe. Tradotto per i più giovani sono chiodi che anche se si buca la roccia nulla hanno a che fare con gli spit. Poi, assicurato da un inconsapevole Paolo Loss, parte verso quell’incognita. Va da sé che la riuscita, come la difficoltà, non sono per nulla scontate. Anzi. In ogni caso Manolo arriva indenne alla fine: è nato così, in un imprecisato giorno di fine primavera del 1981, “Il Mattino dei Maghi”. All’epoca si parlò di un irraggiungibile 7c+ ».

Ed è dei giorni scorsi, nel silenzio verso tutti, che Manolo ci riprova: assicurato da Daniele Lira, risale con successo la sua “Il Mattino dei Maghi”. «Ho da sempre considerato questa salita davvero un momento cruciale della mia evoluzione - dice Manolo - volevo rientrare in quella dimensione, non per rivivere quello che non è più possibile, ma per capirla fino in fondo».













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