Magnifica, il palazzo svela i suoi segreti

La magia e il fascino di un museo molto atteso a cui la valle di Fiemme aveva cominciato a pensare un secolo fa


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Sono passati esattamente 110 anni da quando la Magnifica Comunità lanciò per la prima volta l’idea di costruire un museo. Era infatti il 1902 quando la Comunità acquistò la prima raccolta di opere appartenute al pittore cavalesano Carlo Vanzo ( 1824 – 1893) e prima di lui al nonno Antonio Vanzo che insieme alle altre collezioni di altri pittori fiemmesi, acquistate successivamente costituirono il primo importante nucleo che ha permesso di arrivare alla pinacoteca.

E ieri mattina c’è stata la prima visita scortati dalla responsabile ed esperta d’arte Chiara Felicetti. Ma nella sala dei Consessi poco prima era toccato allo Scario Giuseppe Zorzi, visibilmente emozionato spiegare il perché di questa apertura in anteprima. In primo luogo, ha spiegato lo Scario era da tempo che i lavori di restauro erano finiti e la gente “continuava a chiedere” quando sarebbe stato riaperto il Palazzo: «Ma non volevamo nemmeno – ha aggiunto lo Scario – impedire anche ai nostri ospiti di visitare questo nuovo spazio culturale, che di fatto rappresenta la nostra storia, la nostra identità e il lungo processo di autonomia della nostra valle».

Lo Scario ha anche spiegato che si doveva inoltre aprire al pubblico prima del 14 di luglio, data in cui terminano i festeggiamenti dei 900 anni di storia, legata ai Patti Gebardini. Ma è toccato poi all’architetto Andrea Marastoni di Bolzano, progettista e direttore dei lavori illustrare in sintesi i numerosi interventi per il corposo lavoro del restauro del Palazzo che ha interessato ogni settore, dalle fondamenta alle murature, dai soffitti alle pareti e naturalmente gli scantinati con le storiche prigioni.

Un lavoro iniziato, come ha ricordato Marastoni ancora con il primo studio fatto dal padre (Antonello, scomparso 5 anni fa) nel 1992. Presente anche la presidente del Fai Giovanna degli Avancini, è intervenuta la stessa organizzatrice della pinacoteca dottoressa Chiara Felicetti di Predazzo, che in questo lavoro ha messo davvero l’anima, e ha saputo dare un impronta straordinaria dal punto di vista artistico, storico e architettonico: «La natura stessa del palazzo la sua storia e la sua forte connotazione estetica – ha detto – hanno consentito di individuare nel rapporto delle opere con lo spazio in cui sono esposte la possibilità di rafforzare la possibilità di specifiche valenze semantiche. Al nucleo più antico, vale a dire la vetusta torre medioevale – ha aggiunto - è stato tra l’altro demandato il ruolo di narrare le trasformazioni dell’edificio, attraverso proiezioni di un video. Le opere degli artisti della Scuola pittorica fiemmese hanno trovato tra l’altro una giusta collocazione negli ambienti del primo e secondo piano, un tempo riservati ad accogliere il Vescovo durante i suoi soggiorni».

Prima dei ringraziamenti dello Scario al servizio Beni Culturali provinciale (che ieri erano rappresentato dai funzionari tecnici Ermanno Tabarelli de Fatis, Roberto Perini ed Elvio Mich) per la grande sensibilità dimostrata nel finanziare i lavori di restauro delle opere d’arte, c’è stato anche il saluto e le vive felicitazioni del presidente dell’Apt Pietro de Godenz che ha sottolineato “lo straordinario patrimonio conservato nel Palazzo, che deve renderci tutti orgogliosi e che potrà garantire in futuro interessanti e nuove chance per il turismo della valle”.

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