«Ma l’ateneo resta un feudo maschile»

L’elezione di Daria de Pretis, soddisfatte docenti e ricercatrici: «Può essere un’occasione di rilancio della figura femminile»


di Luca Pianesi


TRENTO. L’elezione a rettore di Daria de Pretis segna un passaggio storico per l’Università di Trento. Mai nessuna donna aveva guidato l’Ateneo dal 1962, anno della fondazione, ad oggi. Anzi, per essere precisi, a giovedì 28 febbraio. Da due giorni, infatti, Trento è ufficialmente una delle quattro università italiane ad avere un rettore donna. Quattro su oltre 70 atenei sparsi su territorio nazionale. Un dato bassissimo che si ridurrà ulteriormente tra pochi giorni visto che una delle Magnifiche quattro, Stefania Giannini, rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia, è stata eletta al Senato e ha comunicato la sua intenzione di dimettersi dal ruolo di governo di ateneo.

Saranno solo tre, dunque, le rettrici in tutto il panorama nazionale. E che l’università italiana non sia un ambiente femminile lo mostrano i dati pubblicati dall’Istat che segnalano come nonostante le donne che conseguono laurea e dottorati di ricerca siano di più rispetto ai loro colleghi maschi, il 58% sono laureate e il 52% sono dottoresse di ricerca, le professoresse restano solo il 35% del totale del corpo docente. E quella di Trento, nell’indagine, risulta una delle università meno virtuose, con una presenza femminile nettamente sotto media nazionale, intorno al 25%. La migliore, la “Napoli Orientale”, dove un professore su due è donna, guarda caso è uno dei quattro atenei dove da anni governa una rettrice. Dal 2008, infatti, si è insediata Lida Viganoni, (dal 2001 al 2008 era stata prorettore).

«È un segnale molto importante quello dell’elezione di Daria de Pretis – commenta la professoressa associata di Ingegneria, Rosa Di Maggio – perché può rappresentare un’occasione di rilancio della figura femminile in un ambiente, quello universitario, ancora spaventosamente maschile. Io sono a Ingegneria, a Mesiano, dove non c’è nemmeno un professore ordinario donna. E dire che ci sono moltissime ragazze capaci e con buoni curriculum, ottime dottorande che però col tempo non riescono a fare quel salto che invece compiono i loro colleghi uomini. Per molte uno dei grandi problemi è la maternità che coincide con il momento di lancio della carriera. Servirebbero servizi e strutture adeguate per il sostegno alle madri che lavorano in università. Ciò detto, la vittoria di de Pretis non è solo questo. I tanti voti presi dimostrano che c’è stima e fiducia in una persona di qualità e carattere».

Concorda Alessia Donà, ricercatrice di Sociologia: «Mettere al centro della discussione il problema di genere è una cosa ottima. Siamo fiduciosi nel lavoro di Daria de Pretis, ma speriamo che non resti un unicum e che anche i prossimi rettore possono essere donna. Il tempo ci dirà se tra maschi e femmine avverrà un reale bilanciamento». «Si eredita è un passato molto negativo - aggiunge la ricercatrice di Economia Cinzia Lorandini - speriamo che de Pretis spinga su queste tematiche. Però al di là del fatto che è donna, penso sia prima di tutto una persona di carattere, misurata nei toni e capace di andare al dunque con efficacia. Sarà importante, però, che non dimentichi quei 98 docenti che hanno dato fiducia al professor Zambelli e alle sue istanze di trasparenza e partecipazione e che le faccia proprie, come per altro aveva detto anche in campagna elettorale».

«La scelta di una rettrice - afferma la ricercatrice di Giurisprudenza Donata Borgonovo Re- afferma finalmente la corresponsabilità femminile nel governo della comunità accademica, riconoscendo ad una donna la capacità di rappresentare la pluralità di generi e di competenze che in questa comunità convivono». E congratulazioni a Daria de Pretis sono giunte anche da Giovanna Giugni, vicepresidente del Consiglio delle Donne e consigliere comunale.

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