Lucia Annunziata a Trento"Ognuno potrà fare la sua tv"

L'editorialista della Stampa e conduttrice televisiva parla del futuro dell'informazione: "Le tecnologie abbattono i costi. Oggi le frequenze sono limitate e costose, con il digitale saranno invece illimitate. Virtualmente ciascuno potrà farsi una tv da casa sua"


Giovanna Rauzi


TRENTO. Lucia Annunziata, a Trento per parlare di informazione in tv: con l’avvento di internet e delle nuove tecnologie che ruolo mantiene oggi l’informazione televisiva nel nostro Paese?
Finché il trasferimento non sarà compiuto, sarà difficile pensare di scalzare la televisione come la conosciamo. In futuro, si guarderà la tv in modo più flessibile: cambierà quindi il modo di farla e di trasmetterla.
Il digitale terrestre potrà favorire i sistemi di informazione locale, nazionale od internazionale?
Le tecnologie abbattono i costi. Oggi le frequenze sono limitate e costose, con il digitale saranno invece illimitate. Virtualmente ciascuno potrà farsi una tv da casa sua.
Questo può incidere sulla qualità?
Vediamo cosa è successo con internet: i mezzi esplodono e poi trovano un’autoregolamentazione. Il periodo di esplosione è simbolo di vitalità, ci sarà invece necessità di capire quali fonti sono credibili.
Lei ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, quali sono lì i modelli più diffusi per quanto riguarda l’informazione in tv?
Ci sono molti miti, in realtà in America si fa poca inchiesta. Inoltre, di recente si è avuta una rottura anche sull’imparzialità dei giornalisti. La televisione americana non è tanto superiore a quella che facciamo noi.
Come si è comportato il mondo dell’informazione in relazione alla crisi?
Il mondo dell’informazione si è comportato bene, chi non si è comportato bene è stato il mondo finanziario: dalla crisi è venuta fuori una grande mancanza di etica.
Che rapporto ha il giornalismo televisivo con la carta stampata?
Giocano a ping pong. I giornali elaborano dei temi che poi la televisione digerisce e rende popolari e quando sono popolari i giornali li riprendono. Si passano la palla.
Lei è editorialista de La Stampa e conduttrice televisiva, quale preferisce tra questi due ruoli?
Da 35 anni lavoro nella carta stampata, la mia abitudine, la mia pelle, le mie mani, il mio modo di ragionare: tutto è nella carta stampata. Ma non disprezzo la televisione.
Non sono mancati, nella sua carriera, diverbi in diretta ed episodi di abbandono degli studi (è avvenuto da parte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una sua trasmissione e anche da parte sua durante una trasmissione di Michele Santoro). Esistono delle regole di conduzione? In che modo vanno rispettate?
L’abbandono dello studio è parte della democrazia. La cosa più importante è non fare imboscate agli ospiti, pur essendo duri. I miei ospiti non conoscono la scaletta, per trasparenza anche nei confronti dello spettatore. Di regola, io esprimo le mie opinioni, perché chi mi ascolta deve sapere cosa penso.
Come le sembra sia cambiato il mondo dell’informazione da quando lei ha iniziato la sua carriera?
La tecnologia ha cambiato tutto. E questa crisi economica porterà via la carta stampata e si andrà verso un sistema più leggero, meno costoso.
Si può (ancora) parlare di quarto potere?
Sì, in particolare oggi che la crisi della politica novecentesca è forte: la stampa mantiene molta più vitalità.
Dai provvedimenti sulla par condicio a quello sulle intercettazioni, si può pensare di limitare la libertà di informazione?
La par condicio è scocciante e ridicola. Per quanto riguarda le intercettazioni invece il problema è più grave: quello è un modo per non far uscire niente, per limitare l’informazione in generale. Mi preoccupa anche la parte non giornalistica. Non è una cosa accettabile.

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