Luca Carboni, il grande abbraccio dei fan

Trent’anni di musica con il cantautore partito dall’osteria dei grandi bolognesi


di Luca Pianesi


TRENTO. Basco in testa, parka indosso, chitarra sulle ginocchia e via con la storia della musica italiana degli ultimi trent’anni raccontata da uno dei grandi protagonisti della scena, Luca Carboni. L’ultimo appuntamento della prima giornata del festival Trentino.live ha acceso i cuori delle tante persone presenti ieri sera a palazzo Geremia. Uno scrosciante applauso lo ha accolto dando il “la” a una piacevolissima chiacchierata con il caporedattore del Trentino, Pierluigi Depentori che è stata accompagnata dall’esecuzione chitarra e voce del grande cantautore bolognese di alcuni pezzi storici come “Mare Mare” e da alcuni video musicali tratti dal suo ultimo album “Fisico e Politico”. E non mancava nessuno nel racconto dei questi trent’anni di carriera di Luca Carboni: c’erano Lucio Dalla e agli Stadio, Jovanotti e Tiziano Ferro,Ligabue e Vasco Rossi. Ma per cominciare non si poteva non partire dagli anni ’80 e dal suo primo album “Ci stiamo sbagliando ragazzi” presentato al primo Festivalbar trasmesso in televisione a Fiera di Primiero.

«Quel mondo che nasceva in quegli anni - ha raccontato Carboni - era impostato molto sul look e l’immagine. La vita sembrava facile e leggera e con quell’album, con quel titolo volevo forse sono stato buon profeta perché effettivamente “ci stavamo sbagliando” perché non tutto era, e sarebbe stato, così bello e così facile». Il suo, però, è stato un avvio che non si può non definire fortunato. «Ne ho avute tante di fortune - ha proseguito il cantautore - la prima è stata quella di incontrare un presidente all’Rca che ha creduto in me nonostante in quel momento le case discografiche cercassero le boy band, i personaggi di bella presenza, le voci “forti” alla Ramazzotti, il rock o il pop. Non era più considerato il tempo dei cantautori bassi e pelati alla Dalla o con i barboni alla De Gregori o in carrozzina come Pierangelo Bertoli con la carrozzina. E io invece ero un ragazzino timido, impacciato. Quel presidente mi ha fatto firmare un contratto di 3 anni per 3 album e poi è stato mandato via. Quindi i nuovi discografici mi hanno trovato lì ed è stato il mio successo. Anche perché - ha aggiunto sorridendo - in tutti gli anni ’80 e ’90 non ho praticamente avuto concorrenti cantautori». Ma a quel punto Luca Carboni già “esisteva”, già cantava, già frequentava studi e cabine di registrazione. Il vero inizio, invece, è avvenuto in una Bologna in pieno fermento musicale, quella dei primi anni ’80, in una di quelle locande fumose dove le persone tirano fino a tardi a giocare a carte e a bere vino. Con un particolare: quelle persone si chiamava Lucio Dalla, Francesco Guccini, Claudio Lolli, Giorgio Gaber. «Io non mi sognavo di cantare. Da ragazzino scrivevo i testi delle canzoni per un band con la quale suonavo la chitarra. Una sera ho deciso di andare in questo locale “da Vito” e di portare i miei testi. Sono entrato ho chiesto al gestore e mi ha detto che c’erano Lucio Dalla e gli Stadio nell’altra stanzetta. Mi ha preso i fogli glieli ha portati e sono stato chiamato dentro. Da lì ho cominciato a scrivere per gli Stadio. Successivamente Dalla mi ha sentito cantare, mi ha registrato di nascosto e da lì sono diventato un cantautore». E con lui sono cresciute generazioni di cantanti: Lorenzo Jovanotti apriva i suoi concerti nei primi anni ’90; Tiziano Ferro si è avvicinato alla musica ascoltando i suoi testi; e poi ci sono Cesare Cremonini, Elisa, Luciano Ligabue, Fabri Fibra e tanti altri, tutti riuniti nel suo ultimo album, “Fisico e Politico”.













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