Locali riaperti, ma molti dipendenti restano a casa 

Ristoranti e bar. Sono numerosi i lavoratori lasciati dai titolari in cassa integrazione in attesa di capire l’evoluzione della situazione: «Poi sarebbe difficile riaccedere agli ammortizzatori»


VALENTINA LEONE


TRENTO. Per moltissimi bar e ristoranti è la settimana della riapertura, ma non tutti i dipendenti sono tornati o torneranno a breve al loro lavoro. Viste le tante incertezze, legate sia ai movimenti delle prossime settimane sia alla propensione o meno dei clienti a sedersi in un locale per mangiare una pizza, diversi esercenti hanno preferito richiamare in servizio solo una minima parte dei lavoratori che si trovano attualmente in cassa integrazione. Si lavora quindi con staff dai numeri esigui, in particolare per il servizio in sala, nell’attesa di capire se i numeri permetteranno di ritornare a pieno regime.

Il Marinaio, ad esempio, ha ridotto il servizio e per ora non fa il turno di notte: chiude alle 23 e ad oggi ha a casa una decina di dipendenti. A Casa Groff, in viale Verona, discorso analogo: otto dipendenti sono ancora in stand-by, il cuoco fa orario quasi pieno e un altro lavoratore ha un part-time.

In centro storico la situazione è praticamente la stessa. Lunedì in pochi hanno riaperto, anche a causa di una certa confusione sulle linee guida da applicare, e il vero banco di prova sarà il weekend. Chi è partito, però, conta di lavorare almeno per un po’ a ranghi notevolmente ridotti. Massimiliano Peterlana, presidente della Fiepet e titolare del ristorante le Due Spade, ha riaperto ieri: oltre alla brigata di cucina ha richiamato per ora un solo dipendente.

«Siamo ai minimi termini», conferma Ferruccio Santoni, titolare dei locali Antico Pozzo, Doc e Orso Grigio. I primi due hanno riaperto, ed erano già ripartiti nelle ultime settimane con l’asporto, mentre il locale di via degli Orti ha ancora i motori spenti. «Prima di richiamare un dipendente dalla cassa integrazione vogliamo capire come si mette, anche perché dopo sarebbe difficile riaccedere agli ammortizzatori. Al momento tra i due locali ho richiamato 5 dipendenti per il servizio, su una trentina. Proviamo e vediamo come va: al momento il numero di lavoratori ci sembra congruo rispetto alla clientela, ci auguriamo che in qualche settimana si possa tornare a regime pieno. Ci vuole un po’ di fiducia - riflette ancora Santoni - e lo abbiamo visto con il take away: i primi tempi i nostri clienti, anche quelli storici, avevano titubanza perfino a entrare per prendere il sacchetto e pagare, oggi sono tutti più sereni. Speriamo che sia così anche con il servizio al tavolo». A fianco a quei locali che hanno deciso di riaprire non appena possibile, c’è anche chi per ora ritiene più sicuro proseguire con asporto e consegne a domicilio. L’hamburgeria Gusto Giusto di piazza della Vittoria, ad esempio, ha scelto di continuare per ora con questi due canali, rinviando l’installazione dei tavolini sulla piazzetta a data da destinarsi. «Dopo attento ragionamento - dicono i titolari - abbiamo concluso che ad oggi ci sono troppi impedimenti e responsabilità per tornare a svolgere serenamente il nostro lavoro».













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