Letteratura: "La Venere di Hayez" del trentino Pancheri premiato a Torino

Ha vinto il premio ''Mario Soldati'' conferito annualmente dal Centro Pannunzio di Torino



TRENTO. Il romanzo ''La Venere di Hayez'' scritto dal trentino Roberto Pancheri per i tipi della Casa Editrice Curcu & Genovese di Trento ha vinto il premio letterario ''Mario Soldati'' conferito annualmente dal Centro Pannunzio di Torino.

Il volume lo scorso settembre è risultato il migliore nella sezione narrativa. La premiazione avrà luogo a Torino al Collegio San Giuseppe sabato 27 novembre alle ore 16.30: ai vincitori delle varie sezioni sarà conferita la ''medaglia dei Dioscuri del Palazzo Reale di Torino''.

''La Venere di Hayez'' è stato presentato proprio la scorsa settimana a Trento presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio ed è un romanzo a sfondo storico incentrato sulla genesi di un dipinto. Narra le vicende di Francesco Hayez, noto pittore italiano dell'Ottocento che nel 1830 viene chiamato a Trento per eseguire il ritratto della ballerina Charlotte Chabert.

Il committente dell'opera è il conte Girolamo Malfatti, ultimo esponente del suo antico casato, che su questo affare mantiene il più stretto riserbo. I conoscitori d'arte locali sono in subbuglio e tentano invano di saperne di più sul dipinto e sulla stessa modella, che poserà nuda per impersonare la dea Venere.

Il podestà Benedetto Giovanelli si dice convinto che l'avvenimento gioverà alla città, rianimando sulle rive dell'Adige il culto delle belle arti, ma c'è chi giura che non tarderà a scoppiare uno scandalo.

Si mormora infatti che la bella Charlotte sia in realtà l'amante di Malfatti e che per mantenerla egli stia dilapidando il cospicuo patrimonio familiare.

Inevitabilmente, nella buona società cominciano a circolare le illazioni più piccanti. Il cavaliere Giovanni de Maffei, che pure frequenta il gruppo dei 'conoscitori', sembra essere l'unico a non appassionarsi del caso. Un tarlo s'insinua tuttavia nei suoi sogni di uomo sposato: un corpo nudo e un nome. Il romanzo è corredato da una postfazione di Fernando Mazzocca.













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