azzardo

Le Rurali tendono la mano ai giocatori

Il mondo del credito cooperativo scende in campo: piani di rientro dilazionati per chi ha contratto numerosi debiti


di Luca Marognoli


TRENTO. Chi si aspetterebbe che venga proprio da una banca il salvagente gettato nel mare periglioso dell'azzardo per impedire a un giocatore di finire sott'acqua, affogando tra i debiti? In più occasioni, gli istituti di credito sono stati messi sotto accusa nei momenti più gravi di una crisi economica che ha spinto imprenditori rimasti a secco anche a compiere gesti estremi. Ma - per restare alla metafora acquatica - le Casse rurali, per la loro natura e le loro radici solidaristiche, sono abituate ad andare controcorrente. Mostrando il volto umano che c'è dietro il credito cooperativo.

La Federazione di via Segantini era stata tra i numerosi firmatari dell'Alleanza contro il gioco d'azzardo siglata il 2 maggio 2012 a Palazzo Geremia. Ma a differenza di altre realtà che lo hanno fatto per onor di firma appunto, il sistema cooperativo ha preso quell'intesa come un impegno che si sta trasformando in un aiuto concreto - e lontano dai riflettori mediatici - ai giocatori d'azzardo patologici. Come? Allargando a questo fenomeno drammaticamente in crescita (che solo nel 2013 ha portato a “bruciare” 85 miliardi di euro) l'esperienza già maturata dalla Rurali in un campo completamente diverso, come quello del credito al consumo. «È una strada che alcune Casse avevano intrapreso in situazioni particolari di famiglie in difficoltà - conferma Ruggero Carli, responsabile settore Casse rurali della Federazione trentina della cooperazione – impegnandosi a condividere con il cliente un certo tipo di percorso per il rientro dai debiti». Si parla di persone che eccedono negli acquisti a rate, fino ad accumulare un monte di debiti che con il proprio stipendio non riescono a pagare. La banca li invita a riflettere su un approccio all’acquisto più equilibrato e studia assieme a loro una restituzione dilazionata. Nel compiere questa operazione, le Rurali si sono mosse con grande discrezione «ricorrendo a meccanismi relazionali, che ti portano a capire come dare una mano al cliente». Il vantaggio della capillarità degli sportelli sta nella loro particolare posizione, a contatto diretto con le persone. Una posizione privilegiata per “agganciare” chi ha avuto qualche disavventura finanziaria.

Lo stesso vale per l’azzardo.Anche in questo caso la delicatezza della missione impone numerose precauzioni e un approccio multidisciplinare. «Noi facciamo la nostra parte, accanto agli altri soggetti impegnati nella lotta all’azzardo», spiega Carli. «L’Ama (Associazione auto mutuo aiuto), con Miriam Vanzetta e Stefano Bertoldi, ha organizzato incontri di formazione e informazione presso la gente e i nostri sportellisti, in alcune realtà di valle. C’è poi l’Azienda sanitaria, che mette a disposizione i suoi strumenti terapeutici. L’aiuto nell’affrontare le conseguenze finanziarie rappresenta l’ultimo passo».

Alcuni sportellisti sono stati coinvolti in questi percorsi di supporto alla clientela. L’Ama, grande motore della lotta all’azzardo su scala provinciale, li ha aiutati a capire quali sono le caratteristiche dei giocatori e come affrontarli. In banca si presentano persone che chiedono 10 mila euro per il dentista, poi altri 5 mila per l’operazione del figlio o per acquistare la macchina... Non è facile accorgersi subito di cosa c’è dietro. E non sempre ci si trova di fronte a situazioni di debito, ma anche a patrimoni familiari che vengono sgretolati vendendo 10 mila euro di Btp al mese.

Carli ha condiviso l’iniziativa con alcuni direttori di Casse Rurali ma non vuole che questa “attenzione” prestata nei confronti dei giocatori venga formalizzata come progetto istituzionale: si rischierebbe - afferma - di farle perdere efficacia. Alcune persone possono avere difficoltà nell’ammettere di avere bisogno di aiuto e l’interesse degli sportellisti e degli altri soggetti impegnati nel contrastare il fenomeno può essere considerata come un’intrusione in vicende private.

Proprio per poter dialogare con i diversi operatori coinvolti, la collaborazione della persona in difficoltà e la condivisione del progetto diventano fondamentali. «Nel contesto di cooperazione con i partner dell’Alleanza, alcuni nostri dipendenti si sono prestati a fare da amministratori di sostegno, per supportare le persone in difficoltà in una corretta gestione della loro situazione finanziaria». Ciò attraverso diversi strumenti, come dilazioni di pagamento e rimodulazioni di piani di debito coerenti con gli impegni assunti.













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