LA STORIA

Lavoro vietato, fa causa a questura e ministero 

Discendente di Santa Paolina, aveva chiesto la cittadinanza italiana (ottenuta  dopo 8 anni) e per questo non poteva essere assunto: chiede 40 mila euro di danni



TRENTO. Fra i suoi antenati c’è anche santa Paolina, la trentina partita da Vigolo Vattaro nel 1875 alla volta del Brasile con i genitori e i quattro fratelli. Qui aveva fondato una congregazione di suore ed è stata proclamata beata nel 1991 e santa nel 2002.

Anche l’antenato di Valdecir Pianezzer (Domenico) era partito da Vigolo Vattaro alla volta del Brasile nel 1875 e Valdecir, nel 2005, ha fatto il percorso inverso. Dalla provincia di Santa Catarina a quella di Trento con la richiesta per ottenere la cittadinanza italiana presentata nel 2004. E ottenuta nel 2012 anche se gli avevano detto che sarebbe stata questione di un anno al massimo.

Ma questa è solo una parte della storia che riguarda questo ragazzo diviso a metà fra il Trentino e il Brasile e che ora chiede alla questura di Trento e al Ministero degli Interni. Danni quantificati in 40 mila euro a titolo di lucro cessante e mancato guadagno.

Perché? Per una circolare arrivata da Roma che sanciva che Valdecir non poteva lavorare. Ma facciamo un passo indietro per raccontare questa vicenda che è arrivata sui banchi dei giudici del Tar. Valdecir nel 2004 chiede la cittadinanza italiana in quanto discendente di trentino emigrato prima del 1920.

La burocrazia va avanti ed è il 2005 quando lui arriva in Valsugana e inizia a lavorare. Impieghi stagionali che gli permettono di dividersi fra l’Italia e il Brasile dove torna un paio di volte l’anno. Per trovare la famiglia. Tutto va bene, non ha problemi a trovare impieghi temporanei ed è in attesa di diventare cittadino italiano.

Ma poi arriva l’anno 2008. E arriva anche la nota del Ministero dell’interno che comunica alla Provincia. Una nota con la quale «il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno - si legge nella decisione del Tar - nel corrispondere a specifico quesito della questura di Trento, avrebbe chiarito che “sulla base della legislazione attuale i cittadini di origine italiana titolari di permesso di soggiorno per attesa cittadinanza non sono abilitati a svolgere attività lavorativa”».

Ecco, la nota determina per Valdecir un cambiamento netto e negativo: da quel giorno non riesce più a lavorare nonostante offerte ne abbia avute. Fino al 2012, quando diventa italiano. Da qui la richiesta di risarcimento per quei quattro anno in cui avrebbe potuto produrre reddito e vivere bene ma gli è stato impedito da una nota che l’avvocato (l’uomo si è rivolto a Zeno Perinelli) giudica illegittima.

I giudici amministrativi «ritenuto utile, ai fini del decidere, acquisire da parte del convenuto Ministero una dettagliata relazione - a firma del responsabile del dipartimento/servizio competente - sui fatti di cui è causa, corredata da ogni pertinente documentazione, e fra questa la copia integrale della predetta nota del Ministero dell’interno - dipartimento della pubblica sicurezza e del provvedimento con cui è stata riconosciuta la cittadinanza italiana» ha rinviato l’udienza. In attesa di aver tutti i documenti necessari per decidere.













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