Lavori anticrisi: cameriere e tecnico

Le aziende cercano figure specializzate che non si trovano. L’Iti dà occupazione certa, ingegneria civile no


di Robert Tosin


TRENTO. Operai superspecializzati, ingegneri meccanici, camerieri e operatori del wellness: eccole qui le professioni anticrisi. E sul fronte della scuola chi vuole lavorare in fretta punti tutto sul diploma all’Iti, mentre chi intende proseguire con l’università lasci perdere i dottorati e sociologia, virando sul fronte delle materie tecniche con particolare predilezione per l’ingegneria meccatronica o del legno. Sono queste le ricette suggerite ieri da esperti delle categorie economiche e produttive a fronte dei dati disastrosi sull’occupazione anche in Trentino pubblicati l’altro giorno dall’Istat. A fronte del 6,9% di lavoratori senza occupazione, i sindacati ieri avevano chiesto un incontro urgente con la Provincia. La quale ha risposto immediatamente convocando per venerdì 8 giugno un vertice per capire come muoversi per fare fronte alla difficile situazione.

Ieri nell’ambito del Festival dell’economia Agenzia del lavoro, Confindustria, artigiani e Confcommercio hanno provato a leggere i numeri, cercando di individuare come si sta orientando il mercato del lavoro con un particolare occhio di riguardo verso i giovani. In Trentino la disoccupazione under 35 viaggia attorno al 15%, un’inezia in confronto al resto d’Italia ma pur sempre alta se rapportata al 7-8% dei paesi germanici. I problemi, in questo caso, sono due secondo i relatori: il primo è che viviamo in una società gerontocratica, il secondo è che i giovani sono comodi”. Per il primo aspetto, Roberto Busato (direttore di Confindustria) suggerisce i modelli anglosassoni: «Gli anziani dovrebbero restituire quanto avuto e quindi proporsi come risorsa sociale con azioni di “tutoraggio” nei confronti dei giovani che oggi pagano la loro pensione». Per il secondo aspetto, invece, il suggerimento è quello di far riscoprire ai figli il lavoro manuale e la necessità di uscire dal proprio guscio per fare esperienze.

L’artigianato, lo ha detto Elisa Armeni, ha sofferto meno la crisi, ma se un tempo il settore era bacino occupazionale per i giovani ora la sfida è mantenere i posti che ci sono. Più composita la situazione tra gli associati di Confcommercio, dove la sofferenza maggiore è dovuta alla dimensione minima delle aziende.

Stefano Zeppa dell’Agenzia del lavoro ha potuto fare un quadro prendendo spunto dalle maggiori richieste di assunzione che arrivano al suo ufficio. Perché tutto sommato il mercato del lavoro non è fermo, solo che le uscite superano di gran lunga le entrate. C’è richiesta di operai specializzati nel settore della meccanica e la laurea fa ancora la sua differenza (2,5% il tasso disoccupazione tra i laureati). Buona anche la richiesta di operatori nel campo turistico e del benessere. Ritornano al lavoro le donne di mezza età italiane, probabilmente per dare un contributo ai conti striminziti delle famiglie: si offrono per lavori poco specializzati con contratti a termine.

Un appunto è stato fatto anche sulle scuole, giudicate buone dai relatori, ma non sempre previdenti. «L’università - dice Busato - punta ancora sugli ingegneri civili e sappiamo tutti com’è la crisi nell’edilizia. Da anni chiediamo esperti di meccatronica, ma non c’è verso, mancano pure gli insegnanti. Eppure c’è grande fame di queste figure».

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