Il caso

«Lascio Facebook, i social incattiviscono la società malata»

Il polemico “addio” del giornalista Romano Carnevali: «Materiali scadenti e insulti gratuiti peggiorano il mondo»


di Giuliano Lott


 

 

 

 

 

 

 

 

ROVERETO. Anche i più restii si sono dovuti arrendere allo strapotere dei social network. Al punto che oggi chiunque non ne può prescindere, sia che venda un prodotto sia che desideri far conoscere o condividere dalle notizie alle offerte culturali, sportive o culinarie. Un rilievo ancora maggiore i social lo hanno per chi lavora nel campo dell’informazione, e fa dunque specie che un professionista del settore sparisca in maniera volontaria da Facebook, per di più argomentando con motivazioni profonde la propria decisione sulla propria bacheca. Un gesto che fa riflettere sul significato e il peso che oggi diamo alle cose ritenute importanti nelle nostre vite, un paradigma critico che Romano Carnevali ha serbato per i sui “amici” virtuali e che in principio riteneva esaurito con il proprio “suicidio” rituale, un seppuku social, e che solo con insistenza siamo riusciti a farci raccontare.

Carnevali, cos’è successo con Facebook?

Ci sono entrato, come tutti, spinto dalla motivazione che al giorno d’oggi se non sei su Facebook “non esisti”, ma in breve tempo mi sono reso conto che è più saggio starne lontani.

Non è riuscito a integrarsi bene con il mezzo, a farne un’abitudine quotidiana? Cos’è accaduto per portarla ad abbandonare il mondo dei social?

Innanzi tutto, il mio addio, peraltro senza alcun rimpianto, riguarda solo i social, non Internet, che considero anzi un a risorsa importantissima e di grande utilità. Ho sperimentato che Facebook , mentre da un lato promette di aprirti al mondo e renderlo migliore, nella realtà incattivisce ancora di più un mondo già di per sé incattivito a sufficienza. Lo ho potuto constatare ai primi commento sul mio profilo. Quando leggo certe fesserie non sono capace di starmene zitto, e così mi sono trovato ad essere bersagliato da insulti.

Allergia ai litigi?

Qui non si tratta di litigare, cioè di confrontarsi attraverso una dialettica anche vivace, ma fatta di idee, di posizioni differenti. Non è un confronto costruttivo, ma un massacro.

Per molti Facebook è una fonte inesauribile di idee, di spunti di riflessione.

Devo purtroppo dire che la stragrande maggioranza del materiale che ho trovato si Facebook è ciarpame, spazzatura. Ma non è nemmeno questo il punto. È il media stesso che porta all’insulto gratuito, senza alcuno spazio per un ragionamento. Purtroppo in questi anni a livello politico abbiamo visto sdoganare l’insulto, la derisione e il disprezzo per l’avversario. e in questo campo Berlusconi è stato un campione. Nei social i rapporti non sono davvero personali, vince la corsa al ribasso. Non per nulla la meglio ce l’hanno quelli che propalano messaggi di forte nazionalismo, razzisti e intolleranti guadagnano sempre più spazio sui social. Una volta le cose che sostiene Salvini le si sentiva al bar, e dette a mezza voce. La mancanza totale di filtri permette oggi a chiunque di dire la proprie scemenza, e di amplificarla a dismisura.













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