La "vita in due formati" per Pegoretti

A Trento una mostra su film e filmini amatoriali


Chiara Bert


TRENTO. La vita in due formati è sempre sullo schermo. Quello del cinema, che dagli anni '50 comincia ad appassionare una generazione di trentini, che scoprono le sale e le discussioni al cineforum. E quello dei filmini amatoriali in 8 millimetri, che immortalano scene e momenti di vita familiare. Cinema e vita si rincorrono, in una serie di rimandi a volte cercati, altre inconsapevoli. La «Pantera Rosa» di Blake Edwards e la Cortina degli anni '60, il Bellocchio di «Sbatti il mostro in prima pagina» e il «Risveglio operaio» girato nelle strade di Trento, la Shirley Temple di «Un angolo di paradiso» e i bambini di casa Keller.

Gioca su questi accostamenti la mostra «8-35 mm. La vita in due formati», curata da Andrea Andreotti e Lorenzo Pevarello per il Museo storico del Trentino, negli spazi espositivi di Sala Thun e delle Cantine di Torre Mirana. Una mostra dedicata a Riccardo Pegoretti, scomparso tragicamente 7 anni fa, responsabile e anima dell'Archivio di cinema e storia del Museo, ma anche proiezionista, fondatore nel 1976 del cineforum al teatro S.Pietro e poi, negli anni '80, al San Marco. «L'idea è nata insieme a sua moglie, Anna Corradini, mentre riordinava i tanti manifesti dei film che Riccardo aveva raccolto», racconta Patrizia Marchesoni, vicedirettrice della Fondazione Museo storico.

«Poi abbiamo allargato il giro agli amici, decidendo di esporre al pubblico questi manifesti. Ci è sembrato un modo per ricordarlo attraverso quello che amava, il cinema, e questo ci ha dato lo spunto per parlare di cos'è stata questa passione per una generazione intera di trentini».

La finestra sul cortile, Lolita, Il dottor Stranamore, Uccellacci uccellini, Hiroshima mon amour, Giovani gangster. Le locandine - bellissime - ci parlano di un'epoca e di un'industria diventata cultura. E ci introducono al percorso che si snoda nelle cantine di Torre Mirana dove, superata una tenda di pellicole (concesse da Antonio Artuso, titolare del Cinema Astra), la parola passa all'immagine in movimento. Film e filmini di famiglia, gli uni accanto agli altri, e sono i secondi a prendere il sopravvento. La Fondazione Museo Storico li raccoglie da 10 anni: li ha fatti uscire dalle cantine e dalle soffitte delle case, da vecchie scatole impolverate che custodivano ricordi preziosi, ingialliti dalla pellicola, feste di compleanno e primi giorni di scuola, gite fuori porta e viaggi in America. Dagli Albertini ai Keller, dai Dogheria ai Vinante, dai Casetti ai Cestari. «Centinaia di ore di filmato», spiega Lorenzo Pevarello che cura il progetto, «in questa mostra ci sono chicche come quella di Mario Albertini, fotografo, che ci riporta indietro al 1925, quando si girava con la manovella».

Lo spunto per ricordare il rapporto forte tra la città di Trento e il cinema, partendo dall'esperienza dei primi cineforum, è offerto da alcune interviste ad esperti-appassionati, Mario Albertini, Gianluigi Bozza, Ulisse Marzatico, Piergiorgio Rauzi, Sergio Casetti, Manuela Dematté, Silvio Dal Bosco.

Andrea Andreotti ci guida alla fine di questo percorso, «un viaggio che arriva fino agli anni '80», ci mostra il primo proiettore che Riccardo Pegoretti usava al cinema San Pietro, passa attraverso le immagini di «Easy Rider» e si sofferma sui filmati delle famiglie Dogheria e Vinante. Senza audio, come il 99% dei filmini in super8. Del resto, ci ricorda John Ford dalla parete, «il cinema migliore è quello in cui l'azione è lunga e i dialoghi brevi». La mostra - arricchita dai testi di Paolo Piffer e di Roberto Festi e dagli allestimenti e luci di Mariano Detassis - rimarrà aperta fino al 15 gennaio, dal martedì alla domenica con orario 10.30-13.30 e 14.30-18.30.













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