La torre del Penegal, belvedere dimenticato

Alta 24 metri, è stata edificata sulla cima nel 1908 come attrazione turistica Il proprietario: «Non ho soldi per metterla a norma, Apt ed enti pubblici latitano»


di Giacomo Eccher


PASSO MENDOLA. Da anni (almeno quattro) è interdetta al pubblico la torre del Penegal, uno dei belvederi un tempo più noti delle Alpi da cui a 360 gradi si gode un panorama che spazia dalle Dolomiti all'Ortles e al Gruppo Brenta. Un segnale di divieto, e due catene facilmente scavalcabili, impediscono di salire sulla torre di acciaio alta 24 metri e costruita nel lontano 1908 con lo scopo (si scrisse allora) di attirare sulla vetta un numero ancora maggiore di visitatori. «Da lassù infatti si ammira un panorama ancora più vasto e spettacolare, e la salita alla torre sarebbe comunque rimasta nel ricordo di tutti gli escursionisti», ricordano citando fonti dell'epoca Martin Sölva e Gotthard Andergassen nel volume “La Mendola, storia e fascino di un passo” edito dall'Athesia di Bolzano.

La torre, anima di acciaio e gradini di legno, è posizionata sulla vetta (mt. 1737 slm) accanto all'obelisco eretto nel 1898 sul punto più alto del Penegal in ricordo della visita dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe il 12 luglio 1894. La torre appartiene, come gran parte della cima del Penegal, all'omonimo hotel attualmente di proprietà dell'imprenditore altoatesino Norbert Karbon. «La torre è chiusa perché non in regola con le attuali norme sulla sulla sicurezza. Per sistemarla servono dei 60 ai 70.000 euro, una somma per me improponibile in questo mento», afferma Karbon. La soluzione poteva essere un contributo della Provincia, ma questa strada è stata stoppata dal dirigente del servizio beni storici del Trentino, Sandro Flaim, che ha non ha riconosciuto alla torre ultracentenaria il requisito di bene storico anche se di proprietà privata «Allora la torre può restare lì chiusa, tanto non crolla perché la struttura in acciaio è perfetta e da rivedere sono i parapetti (da alzare per rispettare norme sulla sicurezza che nel 1908 non esistevano)», afferma Karbon.

Una risposta che lascia intravvedere delusione per il mancato interessamento da parte dell'Apt e degli stessi comuni (la cima del Penegal catastalmente fa capo a Sarnonico, e la torre sorge su CC Seio) per una attrattiva turistica che in Alta valle di Non, e nin solo, ha segnato un'epoca centenaria.

Chi non ci sta a lasciare nell'oblio la torre del Penegal sono alcuni i albergatori dell'Alta valle di Non. «Mandiamo i nostri ospiti sul Penegal perché, come scrivono le guide turistiche, è uno dei punti panoramici più belli delle Alpi. Tornano in albergo entusiasti della veduta ma delusi per la chiusura della torre panoramica che allarga l'orizzonte anche verso l'Ortles e il Brenta, e della mancanza di una cartografia che possa agevolare l'individuazione delle montagne che si possono vedere» - afferma Claudio Battisti, titolare dell'Hotel Stella delle Alpi di Ronzone e presidente valligiano dell'Unat. «Nell'inerzia di Apt e Comuni cercheremo di fare qualcosa noi, anche se ancora non sappiamo come. Ma che questo degrado continui nell'indifferenza generale è insopportabile». La speranza è legata ad un sopralluogo dell'assessore trentino al Turismo ed Agricoltura, Tiziano Mellarini, che gli albergatori hanno invitato a salire sul Penegal. «Una possibile soluzione potrebbe venire proprio dall'integrazione agricoltura - turismo perché il Pengal ha anche una lunga storia per le malghe e la zootecnica di montagna» - annota Karbon a cui in Provincia a Trento hanno suggerito di percorrere, per la torre da mettere a norma, la strada “agricola” visto che quella della tutele monumentale si è chiusa.













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