IL CASO

La scuola gender che fa paura ai genitori

Viaggia su Facebook e su Whatsapp il dibattito sulle «novità» di quest’anno scolastico. Tra suggestioni e falsità


di Andrea Selva


TRENTO. Gender, che paura. Mettetevi nei panni di un padre e di una madre che si vedono arrivare un post su Facebook o addirittura un messaggino su Whatsapp spedito dai genitori degli altri bambini: «Non firmare le carte della scuola, perché si tratta di un trucco per insegnare le dottrine gender ai nostri figli. Poi non potrete più tirarvi indietro: non firmate la vostra condanna!». Con l’assessora alle pari opportunità che sui social network assicura che sono tutte falsità (e ribatte anche ai singoli genitori: per favore cercate di informarvi meglio!) e i consiglieri della destra che rincarano la dose: «Quelli del Pd mentono, con la scusa di parlare di pari opportunità insegneranno ai nostri figli che maschio è uguale a femmina e che le famiglie con due papà e due mamme sono uguali alle famiglie tradizionali formate da un uomo e una donna».

Accade questo mentre si avvicina l’inizio dell’anno scolastico. Anzi è tutta l’estate che il dibattito prosegue con le famiglie sempre più disorientate: che accadrà quest’anno nelle aule dei nostri figli? Niente. A meno che bambini e ragazzini non frequentino uno dei 21 istituti (che comprendono circa un centinaio di scuole, ne abbiamo dato notizia ieri sul Trentino) che hanno risposto alla proposta dell’assessorato alle Pari opportunità. In questo caso sono previsti una serie di percorsi sulla parità di genere, ma esattamente come quelli organizzati l’anno scorso con l’identica formula, una decina di ore in tutto senza che nessuno avesse nulla da obiettare.

Lezioni di genere in Trentino, ecco cosa bisogna sapere Il dibattito politico e i dubbi dei genitori: ma cosa accadrà realmente nelle classi dei nostri figli?

Dicono i consiglieri provinciali del centro destra che è solo un “trucco” per parlare di sesso e omosessualità ai bambini, facendo passare la linea che tutto è possibile, comprese le famiglie con due padri. E citano esempi (e libri di testo) adottati in altre scuole italiane. Come la storia di piccolo uovo, cioè una persona del futuro, che viaggia alla ricerca della sua famiglia tra le tante possibili, ognuna diversa dalle altre. Replica l’assessorato alle Pari opportunità che qui si tratta solo di insegnare alle donne del futuro (e agli uomini del futuro) che possono progettare la loro vita liberi dagli stereotipi che le vogliono ballerine (le bambine) e piloti d’aeroplano (i bambini). Insegnare, insomma, che la storia di Billy Elliot è possibile e che una bambina - se ci crede - può andare nello spazio. Ma per questo - c’è da scommetterci - funzionerebbe più un incontro con Samantha Cristoforetti che mille corsi sulla parità di genere.

A Venezia il sindaco ha chiesto di ritirare alcuni libri dalle scuole. Non è escluso che gli stessi libri siano in circolazione in Trentino. E in questo caso il consigliere della Lega, Maurizio Fugatti, ha chiesto (ieri) al governatore Rossi di farli ritirare: alcuni genitori apprezzeranno la richiesta secondo il principio che di certe cose è giusto parlare in famiglia. Altri invece non gradiranno. Come orientarsi in questo labirinto? Ecco una serie di domande a cui abbiamo cercato di dare risposta prima che partano le lezioni.













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