La prima sigaretta a undici anni: allarme per il tabagismo

Un trentino su quattro è schiavo della “bionda” e il 67% ha meno di 34 anni. «Troppi esempi sbagliati»


di Sofia Verza


TRENTO. “Quanto a lungo vuoi vivere?”, chiede lo spot della Lega Italiana per la Lotta contro i tumori. Una domanda senza mezzi termini, rivolta a chi ancora è assuefatto dalla dipendenza dal tabacco. Una domanda a cui tutti darebbero la stessa risposta eppure chi fuma non tiene conto del fatto che dopo un anno che si è smesso di fumare il rischio di infarto è dimezzato e dopo 10 il rischio di tumore si riduce ai valori minimi di probabilità.

L’incidenza del fumo sul territorio trentino è inferiore alla media nazionale (25% della popolazione tra i 18 e i 69 anni, rispetto al 29% nazionale) ma di questi il 67% ha meno di 34 anni. Si tratta dunque di un problema da estirpare a partire dai giovani? «Non esattamente» - risponde il dottor Roberto Pancheri, del dipartimento dipendenze dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. «Spesso i problemi nascono dall’avere errati punti di riferimento: un ragazzo che prende ad esempio genitori, professori o medici che fumano è disorientato. In particolare che la categoria dei medici sia tra quelle che fumano di più dimostra che non basta la conoscenza del rischio che si corre, per smettere».

Un giovane su quattro in Italia fuma, secondo il rapporto dell’ “Health Behaviour in School-aged Children”. Il 2% degli undicenni dichiara di aver fumato nei 30 giorni precedenti. Per questi motivi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera il tabagismo una “malattia pediatrica”. Il dottor Pancheri ricorda che ci sono altri criteri a cui rifarsi, che si rivelano importanti indicatori sociali: «Nel rapporto fumo - istruzione, in Trentino, la percentuale più alta di fumatori è rappresentata al 28% da persone che hanno solo la licenza di scuola media inferiore e nel rapporto fumo – situazione economica al 40% da persone con molte difficoltà finanziarie». La metà dei fumatori trentini vorrebbe spegnere per sempre la sua sigaretta: per questo il presidente della Lilt di Trento Mario Cristofolini ricorda che a disposizione dei cittadini ci sono due Centri Anti-fumo, a Trento e Rovereto. E’ possibile prenotare una visita tramite Cup: «In generale, l’atteggiamento degli operatori sanitari trentini dovrebbe diventare più intransigente: solo il 52% dei pazienti nell’ultimo anno hanno ricevuto il consiglio di smettere di fumare» - dice il presidente. L’aiuto di qualcuno per smettere è davvero importante: spesso ci si prova da soli (il 95% dei fumatori lo fa) ma con una probabilità statistica altissima questo tentativo fallisce. Al contrario, un terzo di coloro che si rivolgono ai Centri Anti-fumo riesce a smettere di fumare. Un dramma in crescita, dagli elevati costi sociali che porta la Lilt di Trento ad organizzare in piazza Garzetti (9-12.30 / 14-18) con una serie di eventi speciali. Nella mattinata, dedicata alle scuole medie, incontro con l’associazione Aquila Basket Trento: un esperto che spiegherà i danni del fumo e della dipendenza da tabagismoNel pomeriggio medici dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri eseguiranno gratuitamente test specifico.

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