La mamma ha coperto il volto del bimbo 

Il neonato morto a Lana. Sul piccolo sono stati trovati segni di violenza, per oggi in programma l’autopsia. La donna è ricoverata in stato  di fermo all’ospedale di Merano ed è piantonata giorno e notte. Il primario: «Le condizioni di salute sono buone ma del bambino non parla»


Mario Bertoldi


Bolzano. Il corpicino del bimbo trovato morto a Lana era nascosto in un cespuglio tra i meleti ed aveva la testa avvolta in un panno. «Gli ha coperto il volto perché non ha voluto vederlo», spiega Roger Pycha, responsabile della “Rete” per la salute mentale di tutto l’Alto Adige e primario di Psichiatria all’ospedale di Bressanone. «Nel 100% dei casi le madri - di fronte ad un neonato evidentemente ucciso da loro - spiegano che era nato morto. E di solito le spoglie vengono deposte poco lontano da casa. Nascondono il loro fardello di disperazione e confusione in un raggio limitato di un centinaio di metri. Queste madri negano tutto. Negano la gravidanza, non la accettano e la nascondono anche agli altri. Spesso indossano abiti larghi e fasciano il corpo con accurati bendaggi perché la pancia non si veda. E negano il bambino che dunque non ha volto. Perché è chiaro che se lo guardi quel volto, lo fai anche esistere».

L’autopsia è slittata a questo pomeriggio. Sulle cause della morte del neonato di Lana non ci sono ancora certezze scientifiche anche se si ha la netta sensazione che in Procura già sappiano che cosa emergerà dall’esame necroscopico.

La giovane donna romena, piantonata all’ospedale di Merano dall’altra sera, è stata infatti iscritta sul registro degli indagati con l’ipotesi di accusa di omicidio volontario aggravato ed occultamento di cadavere. Codice penale alla mano, un’imputazione da ergastolo che non permetterà all’imputata (se mai finirà sotto processo) neppure di chiedere un rito alternativo per ottenere il diritto ad uno sconto di pena.

Dunque se l’autopsia dovesse confermare che il neonato è stato ucciso poco dopo la nascita, la posizione della donna risulterebbe pesantissima. In effetti la Procura ha subito contestano l’ipotesi dell’omicidio aggravato. Se al bambino è stata tolta la vita, è inevitabile la contestazione dell’aggravante del rapporto di discendenza diretta tra vittima e carnefice. In caso di conferma di tutti i sospetti, alla sventurata madre sarebbe contestato anche l’occultamento del cadavere dato che il figlioletto venne gettato via come un rifiuto nascondendolo tra le frasche di un cespuglio sul ciglio di una strada interpoderale della zona residenziale e turistica sopra Lana. Sono stati i carabinieri a risolvere il caso in poche ore. Non è stata necessaria alcuna analisi del Dna.La caccia alla mamma della tragedia è durata poco. Non più di tre o quattro ore, il tempo necessario di raccogliere informazioni, testimonianze, confidenze soprattutto tra i lavoratori stagionali che come ogni anno cercano occupazione sino all’autunno inoltrato per la raccolta della frutta. Il merito dei carabinieri è stato proprio quello di aver intuito che il dramma poteva aver coinvolto una donna presente nel Burgraviato per lavori stagionali. Dopo le prime indicazioni frammentare, i militi sono giunti alla giovane donna romena che era in condizioni psichiche e fisiche precarie.

Da lì il trasporto all’ospedale Tappeiner di Merano. La donna è stata portata dai carabinieri direttamente nel reparto di Ginecologia del nosocomio, senza necessità di passare prima dal Pronto Soccorso. Sottoposta a fermo, la donna è piantonata giorno e notte dai militari. Sotto il profilo ginecologico sta bene, anche se non è dato sapere quale sia il suo stato d’animo.

A dare un quadro della situazione è Herbert Heidegger, primario di Ginecologia del Tappeiner. «Le condizioni della donna ricoverata sono buone. Ma bisogna tener conto che io posso esprimere solo il punto di vista ginecologico. Resterà in ospedale per pochi giorni, per la normale durata del puerperio». La giovane raccoglitrice di mele non fa parola, però, del neonato che lunedì pomeriggio una turista tedesca ha trovato nascosto in un cespuglio lungo il ciglio di vicolo Raffein, a Lana di Sopra. «Sul bambino non dice nulla», conferma il primario. Di nazionalità romena, la donna conosce l’italiano.















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