La grande marcia per l'acqua mobilita il Trentino

Cinque giorni di viaggio lungo il corso dei fiumi: dalla Val di Sole a Trento


Luca Marognoli


TRENTO. Una grande marcia per l'acqua, dalle valli alla città, seguendo il corso dei fiumi. Cinque giorni di pellegrinaggio laico ma a suo modo spirituale, nel nome di un bene comune che è simbolo della vita, sorto dalla mobilitazione dei comitati referendari delle valli di Non e Sole, tra i più attivi ed eterogenei del Trentino. Tutti in cammino, come sulla via di Santiago, dalle casalinghe ai sindaci. Nei giorni scorsi si è aggiunto, in corsa, il neonato comitato della Piana Rotaliana, che ha portato gli organizzatori a tre. Decine di persone si daranno appuntamento mercoledì primo di giugno a Cogolo di Peio, per intraprendere una simbolica discesa a valle che le porterà domenica 5 nel capoluogo, dopo avere costeggiato il Noce e poi l'Adige. Ma anche gli altri comitati trentini - spiega la portavoce provinciale dei referendari, Francesca Caprini - «hanno espresso l'intenzione di fare una piccola marcia, più limitata ma altrettanto simbolica, per trovarsi tutti assieme a Trento». Un movimento nato dal basso, quello per la difesa dell'acqua pubblica contro ogni tipo di speculazione economica. E che proprio per questo è trasversale alle classi sociali e alla politica. I responsabili dei tre comitati sono, per la Val di Non, Gianco Zueneli, ex insegnante ora direttore di un istituto socio-educativo (La casa degli scoiattoli di Cles) e referente della Casa della sinistra e degli ecologisti di Cles; per la Val di Sole, Sandro Manino, impiegato di banca; per la Rotaliana, Carlo Venturini, geometra. «Tra di noi ci sono docenti universitari, contadini, operai e tante casalinghe», dice Zueneli. «Una cosa che mi ha colpito fortemente l'anno scorso, durante la raccolta di firme, è che non dovevamo andare noi a cercare i cittadini, ma che erano loro a cercare noi. C'è tuttora una continua domanda di incontri e informazioni. Alcuni consigli comunali hanno addirittura immesso nello statuto il principio di tutela dell'acqua bene comune». Non solo: nella serata di sabato, alla costituente ecologista dei Verdi, è stato esteso l'invito a partecipare all'evento di giugno a tutti i gruppi e le persone che condividono la stessa sensibilità di tutela ambientale. La marcia vedrà la benedizione di Berito Kuwaria, capo spirituale del popolo U'wa, i "Guardiani della Terra" colombiani che lottano per la difesa del patrimonio naturale andino. «Questa iniziativa fa diventare un po' indigeni anche noi», dice Caprini, che è anche fondatrice dell'associazione Jaku, impegnata in attività di cooperazione internazionale sull'acqua. «I colombiani marciano lungo i loro fiumi: è una specie di rituale per dare protezione e riceverne. Ma l'idea di fare una cosa simile qui da noi è nata spontaneamente nelle valli di Non e Sole». Acqua come comunione, che unifica per davvero - verrebbe da dire con un sorriso - se riesce a far andare d'accordo nonesi e solandri. Ma le coincidenze vanno oltre le battute. «Quando siamo andati in Colombia ad incontrare questa popolazione, l'anno scorso, una delle prime cose che ci hanno detto è stata: privatizzereste vostra madre? Tornati qui, abbiamo scoperto che la frase più forte di padre Alex Zanotelli, diventata il suo vessillo, era: ma voi vendereste vostra madre? Se un prete cattolico e uno sciamano analfabeta delle Ande parlano la stessa lingua vuol dire che c'è un messaggio che viene dal cuore».

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