tribunale

La figlia denuncia i genitori violenti

Mamma e papà condannati per abuso dei mezzi di correzione. Calci, sberle e sputi e la minaccia del ritorno in Marocco



TRENTO. Sberle, calci e sputi. Ematomi e anche un dito rotto. Ma soprattutto tanta paura. Questa la vita quotidiana di un’adolescente che, quando la misura è stata colma, ha deciso di denunciare mamma e papà per i maltrattamenti di cui era vittima. Un racconto doloroso quello che ha fatto la giovane e che ieri ha portato alla condanna dei genitori ad otto mesi di reclusione per abuso dei mezzi di correzione. Una storia questa che in parte riguarda anche la tematica dell’integrazione. La famiglia è di origine marocchina con dei contrasti fra la nuova generazione - nata e cresciuta in Trentino - e quella precedente che le radici le ha ancora sull’altra riva del Mediterraneo. Diversi gli episodi di cui sono stati accusati mamma e papà. Con quest’ultimo che ha avuto un ruolo fisico (era lui che picchiava la figlia) mentre la donna ha fornito il «supporto psicologico». Di fatto avallava le decisioni e gli atteggiamenti, anche violenti, del coniuge. Sberle, calci e sputi contro una ragazza che non voleva fare nulla di eccezionale, ma semplicemente andare a scuola e avere una vita simile a quella dei suoi coetanei. Nessuna ribellione particolare, ma qualsiasi sua richiesta sembrava essere vissuta come un affronto, al quale rispondere o con un’aggressione fisica o con la minaccia. Quella del ritorno di tutta la famiglia in Marocco. L’ultimo episodio violento, quello che ha spinto la ragazzina (all’epoca frequentava le superiori) a denunciare i genitori è stato «causato» da un moto di ribellione: se n’era andata dal negozio dove stava con i genitori che non volevano assecondarla nell’acquisto di un cellulare. Al ritorno a casa, l’aggressione che ha portato alla frattura di un dito della mano. Quindi la denuncia, l’affidamento ad un’altra famiglia e una serie di accertamenti che hanno portato la procura a indagare per abuso dei mezzi di correzione entrambi i genitori. Le udienze sono state diverse, sono stati sentiti testimoni ed è stato valutato anche il racconto dell’adolescente. Che è stata ritenuta assolutamente credibile. Un processo che, come detto, si è concluso ieri con la condanna di mamma e papà ad otto mesi di reclusione (pena sospesa) per abuso di mezzi di correzione.

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