La crisi in Trentino brucia 1.800 posti di lavoro

Restano a casa soprattutto giovani dipendenti di terziario e turismo


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Mille e ottocento posti di lavoro bruciati in un anno. Il conto lo ha fatto l'ufficio studi della Cgil. Tra i posti finiti nel camino ci sono soprattutto quelli dei tanti giovani che hanno visto scadere un contratto a tempo determinato senza che venisse rinnovato. Il tasso di disoccupazione è del 4,2 per cento, contro il 2,3 per cento del marzo 2009. In un anno, la crisi ha bruciato soprattutto i posti di lavoro dei giovani e dei precari. Il calcolo viene fatto tenendo in considerazione la differenza tra gli iscritti alle liste di mobilità tra quest'anno e l'anno scorso. Non solo, si tiene conto anche degli iscritti ai centri per l'impiego. Gli iscritti alle liste di mobilità sono aumentati di 500 unità, oltre 1.300 in più rispetto al novembre dell'anno scorso gli iscritti ai centri per l'impiego. Questo perché ci sono molte persone che hanno perso il lavoro, ma non hanno diritto alla mobilità o perché avevano un contratto a termine oppure perché avevano contratti a progetto. «Le vittime della crisi sono stati soprattutto i precari», spiega il segretario della Cgil Paolo Burli. I posti di lavoro si sono persi soprattutto nel terziario, nel commercio e nel turismo. Mentre industria e artigianato hanno cercato di trattenere, pur tra mille difficoltà, la forza lavoro. La mobilità. Gli iscritti in mobilità all'11 novembre sfiorano quota 4.600 unità, una cifra record per il mercato del lavoro trentino, a riprova che gli effetti negativi della crisi economica sull'occupazione sono tutt'ora in atto, nonostante i timidi segnali di ripresa registrati a livello locale nei primi mesi dell'anno. Con 4.597 licenziati il dato di novembre cresce ulteriormente rispetto al mese precedente quando, con 4.565 iscritti, si era superata soglia 4.500 per il terzo mese consecutivo. Su base annua l'incremento è pari al 12,4 percento. A novembre di quest'anno infatti nelle liste di mobilità sono registrati 507 lavoratori in più rispetto allo stesso periodo del 2009. Guardando alla provenienza, i licenziati dalle piccole imprese a novembre sono pari al 74,8 percento di tutti i nuovi ingressi del mese. SDegno che le grandi aziende non esternalizzano più e tendono ad eseguire le lavorazioni al proprio interno. La disoccupazione. Secondo l'ultima rilevazione dell'Istat ci sono quasi due punti di differenza tra il giugno 2010 e il marzo 2009, 4,2 per cento con il 2,3 dell'anno scorso. Gli occupati in termini assoluti, 228 mila a giugno, sono mille in meno rispetto al trimestre precendente e 4 mila circa meno rispetto a giugno 2009. Ma questo anche a causa di pensionamenti. Le iscrizioni ai Centri per l'impiego continuano ad aumentare. Gli iscritti totali superano infatti quota 28 mila. La stessa Agenzia del Lavoro, però, spiega che il 42 per cento degli iscritti non cerca subito un lavoro, ma si iscrive per avere agevolazioni della Provincia.

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