l’iniziativa

La cena di Natale la preparano i «profughi-chef»

Una settantina di persone ha assaggiato i piatti dei richiedenti asilo coinvolti in un progetto di integrazione



TRENTO. Oratorio Sant’Antonio di Trento trasformato in una sera per “ristorante” l’altro giorno in occasione della cena preparata dai profughi accolti sul territorio provinciale. Una settantina di persone ha risposto all'invito rivolto alla comunità a partecipare all'evento di chiusura del corso di cucina tenuto da Riccardo Mosna. L'iniziativa è stata promossa dall’Oratorio Sant’Antonio con la collaborazione di Cinformi e di Trentinosolidale Onlus.

Dopo la prima esperienza di settembre, quando si sedettero a tavola circa cinquanta persone, la seconda cena preparata dai profughi ha visto dunque un'adesione ancora più massiccia.

Sono una decina i migranti, di origine africana e asiatica, che in queste settimane si sono cimentati nel percorso di apprendimento. Una formazione nella quale i profughi hanno imparato a “stare in cucina” a 360 gradi: dall'uso degli utensili alla gestione degli alimenti, dalla logistica di un ambiente di lavoro fino, naturalmente, alla preparazione delle pietanze. Un patrimonio di competenze che potrà rivelarsi utile per i richiedenti protezione internazionale per un possibile ingresso nel mondo della ristorazione.

Il progetto rientra nel ventaglio di iniziative organizzate dalla rete dell'accoglienza in Trentino per fornire competenze ai profughi valorizzandone il tempo libero. Tra le diverse finalità, anche favorire l'inserimento dei migranti nel tessuto sociale. Accanto alla risposta ai bisogni primari, gli operatori sono costantemente impegnati nell'individuare opportunità formative, di dialogo, incontro e volontariato.

A fine serata il commento dello chef e coordinatore del corso di cucina Riccardo Mosna è di grande soddisfazione: «Per fortuna è andato tutto per il meglio. È stata una giornata intensa visto che abbiamo iniziato a preparare la cena già la mattina alle nove. Ma in realtà questa avventura parte da lontano, da quando un mese fa abbiamo svolto la prima delle varie lezioni che ci ha portato alla cena di stasera (sabato, ndr). E’ chiaro - continua Mosna - che lo scopo dell’iniziativa non era imparare a cucinare ma stare in una cucina professionale e quindi saper maneggiare gli attrezzi del mestiere ma anche tenere in giusta considerazione gli aspetti dell’ordine e della pulizia». Tutti insegnamenti che potranno un giorno tornare utili ai profughi novelli cuochi.













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