L'Istat: in calo le entrate delle famiglie trentine

Per la prima volta dal 1995 il dato dei guadagni segna una recessione


Robert Tosin


TRENTO. Per chi non se ne fosse accorto guardandosi tristemente dentro il portafoglio, ora arriva l'ufficialità dell'Istat: le famiglie italiane sono più povere. Anche quelle trentine, pur ammettendo che stanno molto meglio di tante altre, piazzandosi così nella fascia alta della classifica delle disponibilità finanziarie. Chi sta meglio? Ma i bolzanini, naturalmente. Inarrivabili. La serie storica diffusa ieri dall'Istat arriva fino al 2009 e dà un quadro preciso della situazione in cui versano le famiglie italiane. E fornisce un dato, su tutti, inquietante: per la prima volta dal 1995 in casa ci sono meno soldi. La crisi colpisce, e si vede, ma tocca soprattutto chi negli ultimi anni aveva corso. Si nota così che il sud ha tutto sommato retto, nel senso che il reddito delle famiglie è rimasto pressochè costante, mentre al nord è stata una sorta di Caporetto con un vistosissimo calo nella disponibilità reddituale. Cioè, detto in parole povere, le famiglie del nord incassano ancora bene ma il loro tenore di vita deve subire un ridimensionamento. I numeri consentono di fare alcune valutazioni - pur non esaurendo così i mille risvolti di una crisi che ha toccato tutti in modo diverso - anche osservando la provenienza dei vari redditi che costituiscono poi il gruzzolo che entra nelle case. Non è un caso che il calo più marcato si possa leggere nella colonna degli incassi da capitale. Quello che negli anni passati ha costituito il "valore aggiunto" (e che ha contribuito a segnare in modo più profondo le differenze fra nord e sud), ora diventa un boomerang ed erode molte risorse al reddito disponibile. L'ancora di salvezza resta il lavoro dipendente che, non a caso, nel 2009 ha aumentato percentualmente il suo peso all'interno del budget familiare. Se già il 2008 segnava il passo facendo intuire che stava arrivando la bufera, il 2009 lo ha confermato. Il Trentino tutto sommato se la cava bene, anche se tendenzialmente rispecchia il trend nazionale e del nordest. Nel 2009 ogni famiglia sotto lo stendardo protettivo con l'aquila di San Venceslao ha guadagnato in media 22.267 euro, 700 euro in meno rispetto all'anno precedente. Un incasso niente male, tutto sommato, leggermente inferiore a quello della media del nordest, ma di 2.800 euro superiore a quello della media nazionale. Si viaggia al settimo posto dell'ipotetica classifica dei guadagni. Sopra svettano Bolzano (25.515 euro) ed Emilia Romagna (24.065 euro) e Lombardia (23.884). Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli viaggiano di poco sopra Trento. Agli antipodi le realtà del sud a partire dalla Calabria (12.875 euro) e dalla Campania (12.881). Al Nord, e il Trentino non fa difetto su queso, il reddito da lavoro dipendente ha subito un leggero rallentamento nella crescita: colpa evidentemente dei problemi occupazionali, ma soprattutto dell'aumento del lavoro a termine o addirittura interinale, ma il calo più brusco arriva dal reddito di capitale che perde quasi mille euro dal 2008 e scende addirittura sotto i livelli del 2000. Nel 2009 le famiglie trentine hanno potuto contare su entrate pari a 3.293 derivanti da investimenti. Solo l'anno prima erano 4.112. In calo anche gli introiti da affitti, produzioni proprie e "risparmi" nella gestione e manutenzione delle case.

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