«L'inceneritore? Fatevelo da soli»



L'inceneritore ha bisogno di rifiuti e non ci sono le garanzie che quelli trentini basteranno per alimentarlo. Non solo: la tariffa prevista non basta a sostenere le spese di investimento e mancano certezze sul rendimento energetico dell'impianto. Nero su bianco, le aziende interessate al termovalorizzatore di Trento spiegano perché hanno deciso di non partecipare alla gara. Sono sei le lettere che il Comune ha ricevuto dalle imprese che avevano manifestato interesse alla gara. Dopo il bando deserto, a gennaio l'amministrazione aveva scritto ad ognuna chiedendo le ragioni della mancata partecipazione: necessario, per costruire il nuovo bando, capire cosa non ha funzionato e come correggere la rotta.Ecco le risposte fornite al capogruppo del Pdl Nicola Giuliano che aveva chiesto la documentazione. Rifiuti. La motivazione di fondo, ribadita a più riprese, è che i requisiti del bando non garantivano la sostenibilità finanziaria dell'investimento. Mancano garanzie sul conferimento dei rifiuti. Scrive un'impresa: «Vi erano perplessità in ordine alla garanzia e certezza sui flussi dei rifiuti che non rendevano sostenibile l'iniziativa». E un'altra: «A fronte di una richiesta di finanza di progetto le banche pongono come condizione irrinunciabile la garanzia del conferimento del rifiuto all'impianto». Solo così, «può essere garantita la sostenibilità del piano finanziario»: «Nel bando non solo non viene garantito il conferimento di rifiuto, ma qualora diminuisse l'indifferenziato, la tariffa dovrebbe essere ritrattata al ribasso». Nel mirino l'obbligo (previsto dal bando) di realizzare due linee di combustione, anziché una: «È del tutto evidente che sarebbero sottoutilizzate». Costi e tariffa. La tariffa da pagare al gestore (110 euro a tonnellata) viene giudicata troppo bassa, non sufficiente per rientrare dagli investimenti e dai costi. Difficile, per i privati, trovare enti finanziatori. Inoltre viene giudicata ottimistica la previsione di contenere le spese di gestione entro i 10 milioni di euro all'anno. Energia e teleriscaldamento. Le aziende avanzano dubbi anche sul rendimento energetico dell'impianto. In futuro - dicono - ci si attendono minori conferimenti di rifiuti con alto potere calorifico (visto l'impoverimento di frazioni come carta, plastica e imballaggi per effetto della raccolta differenziata) e allora «la funzionalità energetica ed economica dell'impianto risulterebbe compromessa». Troppe incognite sul teleriscaldamento e i suoi ricavi: «Non è possibile comprendere gli orientamenti del concedente» e «risulta difficile stabilire un prezzo di vendita per il calore prodotto». Ipotesi idrogeno. Si riparte da queste obiezioni per costruire il nuovo bando. Il gruppo tecnico di Provincia e Comune è al lavoro. E in una lettera del 23 febbraio il governatore Dellai chiarisce gli aspetti da approfondire: premio per chi prevede soluzioni per il recupero delle scorie, pretrattamento, realizzazione delle opere accessorie, infine «ci si riserva di effettuare approfondimenti con l'Agenzia provinciale per l'energia in merito al teleriscaldamento e alla possibilità di promuovere la produzione di idrogeno». Se la rete di teleriscaldamento fosse a carico dell'ente pubblico, questo potrebbe decidere di realizzare anche una centralina per produrre idrogeno, nell'ambito del progetto europeo «Green corridor» per la promozione di energie rinnovabili sull'asse del Brennero.

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