L’edilizia allo stremo: in 1500 chiedono aiuto

Le imprese vogliono vedere una politica più incisiva e concreta dalle agevolazioni burocratiche alla tutela delle realtà locali negli appalti


di Robert Tosin


TRENTO. Che l’acqua sia arrivata alla gola lo dicono i numeri degli imprenditori presenti ieri alla manifestazione proposta dall’Associazione artigiani: erano in 1500 alla Sala della cooperazione, dirottati per buona parte nel cortile della Cassa centrale dove era stato allestito un maxischermo. Manifestazione composta, ma il grido di dolore si levava silenzioso. Lo si leggeva negli occhi degli artigiani legati al settore edile che condividevano una fatica atroce a tenere viva l’attività, il dolore di dover licenziare gli operai, la rassegnazione nel dover contare i mancati pagamenti o i no delle banche a prestiti vitali. Assieme a tanti imprenditori però anche diversi operai con tanta rabbia in corpo, ma anche l’impotenza di non poterci fare nulla. «Speravo nella pensione, quest’anno, dopo che lavoro da 44 anni come muratore - racconta uno dei presenti - ma il governo mi ha fregato. Niente finestra, così dovrò lavorare per altri tre o quattro. 48 anni di lavoro e non in ufficio, ma in cantiere. Ma ci sarà lavoro per altri quattro anni?». La risposta non c’è, nessuno la sa dare. Ma non c’è aria di resa. La richiesta partita ieri dalla manifestazione artigiana è chiara, scandita punto per punto e presentata all’amministrazione provinciale, presente in prima fila.

Carmelo Sartori, il presidente della Federazione edili non ha risparmiato critiche all’ente pubblico, soprattutto ai Comuni che non hanno afferrato bene la situazione e latitano ancora in quanto a velocità dei pagamenti e organizzazione degli appalti, spesso strutturati per penalizzare le ditte locali anziché per agevolarle.

Le richieste sono puntuali. Alal Provincia viene richiesta maggiore disponibilità di risorse per le ristrutturazioni, cancellando la legge Gilmozzi che pone il vincolo sulle seconde case nei centri storici. Sul fronte dei pagamenti, Sartori lamenta una scarsa organizzazione in molti Comuni e suggerisce alal Provincia di anticipare quelle somme per non lasciare allo scoperto le imprese. Sempre i Comuni, evidentemente non tutti efficienti, dovrebbero velocizzare le procedure, usando archivi informatizzati e agevolando la consultazione degli avvisi di gara. Il problema maggiore è quello degli appalti, per cui la settimana entrante si definirà un regolamento preciso. Lo scoglio maggiore è quello del coinvolgimento delel imprese locali in appalti “minori”, oggi lasciati aperti a centinaia di aziende che arrivano anche da fuori provincia. A questo proposito vengono suggeriti anche dei controlli severi nei cantieri: «Spesso di domenica si vedono gru al lavoro - ha detto Sartori - e lì c’è qualcosa che non va». Un altro suggerimento: introdurre la regola del silenzio-assenso per le concessioni edilizie. In molte realtà i lavori sono bloccati proprio per intoppi burocratici. «In Austria - ha detto Sartori - la concessione viene rilasciata in 8 giorni, non in 8 mesi come da noi».

Gli applausi si sono succeduti convinti. Le richieste sono condivise, ma al termine della manifestazione la paura che nulla succeda era evidente. La fiducia se n’è andata assieme al lavoro.

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