L'ateneo pronto alla rivoluzione

Nuovo statuto, addio facoltà e cariche azzerate. Parte la caccia alla poltrona


Jacopo Tomasi


TRENTO. In meno di 200 giorni l'Università di Trento sarà un'altra Università. Migliore o peggiore rispetto a quella di oggi, lo dirà il tempo. Certamente sarà diversa. A partire dalle persone che la guideranno. Con l'approvazione del nuovo Statuto decadranno, infatti, tutte le nomine e si dovranno eleggere i vertici dei nuovi dipartimenti. Senza dimenticare il nodo-rettore. Sono giorni caldi, tesi, intensi. Giorni in cui si gioca il futuro dell'ateneo trentino. Tra lettere, commissioni, petizioni, consigli di amministrazione straordinari, assemblee in strada e audizioni, il mondo accademico si trova nel pieno di un passaggio storico che sta generando forti preoccupazioni. C'è il timore che l'università di domani, sotto diretto controllo della Provincia, possa essere sì più ricca ma anche meno libera. Quel che è certo è che, oltre ai principi, cambierà la struttura dell'ateneo.

Facoltà addio. Come ampiamente annunciato, spariranno le facoltà. Attualmente a Trento ci sono 7 facoltà che si occupano della didattica e 13 dipartimenti che si occupano di ricerca. Una divisione tutta italiana, più volte criticata, che verrà spazzata via. Ci saranno solo dipartimenti che, di fatto, si occuperanno sia di didattica che di ricerca. Ogni dipartimento dovrà avere almeno 35 docenti afferenti. È molto probabile che le attuali facoltà siano composte da più dipartimenti. La discussione è apertissima. Alla facoltà di Economia ad esempio i docenti sono 77. Da una parte c'è chi spinge per un dipartimento unico, dall'altra chi ne vorrebbe due uno di Ecomia e un altro di Aziendale. Dipartimenti unici ci saranno sicuramente a Giurisprudenza, Scienze cognitive Sociologia, tutte e tre con meno di 70 docenti. Nelle tre facoltà più numerose (Ingegneria, Scienze e Lettere che hanno rispettivamente 131, 94 e 91 docenti) è molto probabile che ci siano due o tre dipartimenti.

Elezioni. Questa rivoluzione, che sarà contenuta nel nuovo statuto, comporterà un valzer di poltrone. Gli attuali presidi, infatti, decadranno e bisognerà eleggere i direttori dei nuovi dipartimenti. I tempi sono piuttosto chiari: lo statuto sarà approvato entro gennaio del prossimo anno, quindi verso aprile-maggio si dovranno nominare i nuovi direttori. Con elezioni che si svolgeranno in contemporanea in tutti i dipartimenti. Nodo-rettore. In quel periodo si scatenerà inevitabilmente anche il toto-rettore. Davide Bassi, dopo aver guidato l'Università di Trento in questo passaggio storico e quindi delicatissimo, lascerà la poltrona di via Belenzani. Il suo mandato scade il 31 ottobre 2012. Probabilmente resterà in sella fino alla fine dell'anno, ma poi si farà da parte. E forse si prenderà un anno sabbatico a Barcellona, dove ha già collaborazioni in atto con l'Università catalana. Per dire chi sarà il successore è presto. Quasi certamente toccherà a una delle facoltà di valle, quindi sarebbe una sfida a quattro tra Giurisprudenza, Economia, Lettere e Sociologia. I nomi che circolano con una certa insistenza sono quelli di Paolo Collini, preside di Economia, Maurizio Giangiulio, preside di Lettere, e Antonio Schizzerotto, decano di Sociologia.

Col nuovo Statuto cambierà anche la nomina del rettore. Una commissione tecnica nominata dalla Provincia d'intesa con l'Università valuterà le candidature e selezionerà tre nomi, che andranno poi alla sfida elettorale. Presumibilmente tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013. Il nuovo rettore potrà restare in carica per un solo mandato della durata di sei anni.

Cda e Senato. Cambieranno anche gli organi di governo, soprattutto il Consiglio d'amministrazione. Già smagrito negli ultimi anni (nel 2008 è passato da 44 agli attuali 27 componenti) dal prossimo sarà ridotto tra le 7 e le 9 unità, compreso il rettore ed il rappresentante degli studenti che vi siedono di diritto. Un organo snello che dovrebbe avere solo il compito di un'attenta valutazione finanziaria. Ad occuparsi della politica d'ateneo, infatti, dovrà essere (questo l'auspicio delle componenti accademiche) il Senato accademico, che avrà al suo interno i direttori dei dipartimenti, il rettore, il direttore generale dell'Università e i rappresentanti degli studenti (ora sono 2, potrebbero diventare 4). Di tutti questi elementi si sta occupando la commissione Statuto, che sta scrivendo la "Costituzione" del nuovo ateneo. Non senza polemiche, come hanno dimostrato le dimissioni del pro-rettore Giovanni Pascuzzi, ormai più di un mese fa.













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