L’assalto dei Casalesi alla palestra «Area 39»

L’indagine della Dda di Venezia: «Tentata estorsione con metodi mafiosi». Ma la commercialista Brunialti denunciò tutto alla Guardia di finanza



ROVERETO. Il clan dei Casalesi aveva ramificazioni anche a Rovereto ed avrebbe cercato di strangolare la Wellplanet, un’azienda che gestisce palestre e centri wellness tra i quali l’Area 39 nel quartiere Brione. Lo rivela un servizio pubblicato ieri sul “Venerdì” di Repubblica. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Venezia, che ha ricostruito il giro d’affari dei cosiddetti “Casalesi veneti” (ovvero il capo Mario Crisci, 34 anni di Castel Volturno, detto “O dottore”, Angelo Nattino e Alberto Parisi, sotto processo a Mestre), ha coinvolto anche una società di compravendita immobiliare, Il Grattacielo Srl, con la quale i malavitosi hanno fatto affari prima di acquisirla, quando era ormai oberata di debiti, e controllarla. La società Il Grattacielo deteneva il 12% di Wellplanet , mentre l’86,3% del capitale era nelle mani della commercialista Sabrina Brunialti (non indagata), con studio a Trento. Il restante 4,4% faceva capo alla Blue City di Ivano Corradin, di Marostica, considerato dalla Dda il “tesoriere” dei Casalesi veneti. A Crisci fa capo la finanziaria Aspide, con sede a Padova, che opera in Veneto, Emilia Romagna, in Trentino e anche in Sardegna. La società si proponeva come specializzata in recupero crediti e finanziamento, attirando imprese in difficoltà di cui poi prendeva il controllo.

Tra l’aprile e il maggio del 2010 gli uomini di Crisci («con metodi inequivocabilmente mafiosi» scrive il gip di Venezia Luca Marini ) cercano di convincere i titolari di Wellplanet a riscattare la quota minoritaria della società in cambio di una cifra spropositata: duecentomila euro. Una quota fuori mercato, considerando che in quel momento la società, in forte passivo, aveva una valutazione prossima allo zero. Ma i Casalesi, tramite i loro emissari, erano stati categorici. Il 31 marzo arrivano all’Area 39, presentandosi come consulenti del “dottore” Mario Crisci, e pretendono di visitare l’intero complesso. Nei giorni successivi tornano alla carica, attraverso più incontri, arrivando a minacciare la Brunialti di bruciare la palestra l’indomani, qualora l’operazione non andasse in porto. Perchè, spiegano, «ci sono molti modi per sistemare le cose».

Christian Tavino (uno del clan, che si presentava come consulente della Grattacielo) le offre come alternativa di cedere la quota di maggioranza e cedergli la carica di amministratore della Wellplanet e per rafforzare la proposta esercita una forte pressione intimidatoria. Le racconta di lavorare per conto di «clienti affaristi che agiscono a modo loro e che i conti sono una cosa e gli affari un’altra». Lo scopo era farsi consegnare una buonuscita di 200 mila euro che non si giustificava in alcun modo, dato il bilancio della Wellplanet (in quel momento le perdite di esercizio ammontavano a circa 250 mila euro, la società verrà messa in liquidazione alla fine del 2010). Ma la cessione delle quote non viene perfezionata: la commercialista denuncia il tentativo di estorsione alla Guardia di Finanza di Trento e la documentazione finisce nel calderone della maxinchiesta della Dda veneziana. «Nessun allarme - ha commentato il questore Iacobone -, solo casi isolati di vulnerabilità. Il Trentino è sano». Sulla stessa linea il presidente della Provincia Lorenzo Dellai.

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